Ultimo Aggiornamento 14 Aprile 2025
La perforazione intestinale rappresenta una gravissima complicanza medica che, quando derivante da errori sanitari, può configurare un caso di malasanità con diritto al risarcimento del danno. Si tratta di una condizione potenzialmente letale in cui il contenuto intestinale si riversa nella cavità addominale, causando peritonite, sepsi e, nei casi più gravi, il decesso del paziente.
L’Avvocato Gabriele Chiarini ha ottenuto un significativo risarcimento di 325.000 euro in un caso di perforazione intestinale post-chirurgica che ha portato alla morte di una paziente di 76 anni. Questo risultato, raggiunto in tempi straordinariamente brevi attraverso un accordo stragiudiziale, evidenzia l’importanza di un’assistenza legale specializzata e di una solida strategia processuale in queste complesse fattispecie.
Nei casi di perforazione intestinale, il confine tra complicanza e colpa medica può risultare sottile, richiedendo un’analisi approfondita non solo degli aspetti giuridici ma anche di quelli medico-legali. La responsabilità sanitaria si configura quando la lesione intestinale deriva da imperizia, imprudenza o negligenza nell’esecuzione dell’intervento, oppure quando, pur essendo la perforazione una complicanza nota, vi sia stato un ritardo nella diagnosi o un’inadeguata gestione del problema.
INDICE SOMMARIO
- § 1. Cos’è la perforazione intestinale
- § 2. La perforazione intestinale in ambito medico-legale
- § 3. Il caso di successo: perforazione intestinale dopo intervento chirurgico
- § 4. Aspetti giuridici del risarcimento per perforazione intestinale
- § 5. Strategie legali efficaci: l’approccio utilizzato nel caso presentato
§ 1. Cos’è la perforazione intestinale
La perforazione intestinale è una grave complicanza che determina la fuoriuscita di materiale intestinale nella cavità peritoneale, aumentando significativamente il rischio di infezione, sepsi o setticemia, peritonite e, nei casi più gravi, il decesso del paziente.
§ 1.1 Definizione clinica e meccanismi della perforazione
La perforazione intestinale consiste nella rottura della parete dell’intestino, che crea un’apertura anomala tra il lume intestinale e la cavità addominale. Questa rottura compromette la barriera naturale che normalmente impedisce ai batteri e al contenuto intestinale di fuoriuscire nell’ambiente sterile della cavità peritoneale.
Il meccanismo della perforazione può essere:
- Traumatico: causato da una lesione diretta della parete intestinale durante una manovra chirurgica o una procedura diagnostica
- Ischemico: dovuto a un’insufficiente perfusione sanguigna che porta alla necrosi della parete intestinale
- Infiammatorio: conseguente a processi infiammatori severi che indeboliscono progressivamente la parete intestinale fino alla rottura
§ 1.2 Contesti clinici in cui può verificarsi la perforazione intestinale
Le perforazioni intestinali possono verificarsi in diverse circostanze cliniche:
- Durante procedure diagnostiche come la colonscopia
- In corso di interventi chirurgici, inclusi quelli in laparoscopia
- Come complicanza di patologie intestinali preesistenti
- A seguito di traumi addominali
§ 1.3 Sintomi e diagnosi della perforazione intestinale
I sintomi di una perforazione intestinale includono:
- Dolore addominale (spesso grave e diffuso)
- Severi crampi addominali
- Gonfiore
- Nausea e vomito
- Cambiamenti nelle abitudini intestinali
- Sanguinamento rettale
- Febbre (generalmente non immediata)
- Brividi
- Affaticamento
In presenza di tali sintomi, soprattutto dopo un intervento chirurgico, i sanitari sono tenuti a effettuare tempestivamente gli opportuni esami diagnostici e a intervenire immediatamente.
§ 1.4 Complicanze: peritonite, sepsi e shock settico
Se non trattata tempestivamente, la perforazione intestinale evolve in complicanze potenzialmente letali che seguono una progressione ben definita:
Peritonite: l’infiammazione del peritoneo causata dalla contaminazione batterica è la prima conseguenza della perforazione. Si manifesta con intensificazione del dolore addominale, rigidità della parete addominale e peggioramento dello stato generale.
Sepsi: quando l’infezione si diffonde nel circolo sanguigno, si sviluppa la sepsi, caratterizzata da temperatura corporea alterata, battito cardiaco accelerato, respirazione rapida, alterazione dello stato mentale e diminuzione dell’espulsione di urina.
Shock settico: è la fase più grave della sepsi, in cui si verifica un drastico calo della pressione arteriosa che non risponde alla somministrazione di liquidi, con conseguente insufficienza multiorgano.
Questa progressione rappresenta un continuum patologico: la sepsi può verificarsi quando il tentativo del corpo di combattere l’infezione (peritonite) finisce per causare danni agli altri organi. L’infiammazione sistemica può compromettere progressivamente la funzionalità di vari organi fino all’insufficienza multiorgano.
La gestione tempestiva ed efficace della perforazione intestinale è quindi essenziale per prevenire questa catena di eventi potenzialmente fatali. Quando la diagnosi o il trattamento vengono ritardati per ragioni evitabili, si configura un potenziale caso di responsabilità professionale che merita un’attenta valutazione medico-legale.
§ 2. La perforazione intestinale in ambito medico-legale
Dal punto di vista medico-legale, la perforazione intestinale si colloca in una zona grigia tra complicanza accettabile ed errore professionale. Non ogni perforazione configura infatti un caso di malasanità: occorre valutare attentamente le circostanze in cui si è verificata, la condotta dei sanitari e la gestione delle conseguenti complicanze.
La perforazione può verificarsi in diversi contesti clinici, ciascuno con le proprie specificità in termini di rischio e responsabilità:
- Durante procedure diagnostiche invasive come colonscopia e sigmoidoscopia
- Nel corso di interventi chirurgici sia tradizionali che laparoscopici
- Come complicanza di malattie infiammatorie intestinali non adeguatamente monitorate
- In seguito a traumi addominali non riconosciuti o sottovalutati
Il confine tra rischio intrinseco e negligenza medica diventa particolarmente rilevante quando si valuta la condotta del personale sanitario. Anche se il paziente ha firmato consenso informato, che include la perforazione intestinale tra i rischi possibili, questo non esclude la responsabilità dei sanitari se l’evento avverso è riconducibile a imperizia, negligenza o imprudenza.
Particolarmente significativa è la valutazione della gestione post-complicanza: un tempestivo riconoscimento della perforazione e un adeguato trattamento possono limitare significativamente i danni. Al contrario, ritardi diagnostici, sottovalutazione dei sintomi o trattamenti inadeguati delle complicanze configurano potenziali profili di responsabilità, anche quando la perforazione iniziale poteva considerarsi una complicanza accettabile.
§ 3. Il caso di successo: perforazione intestinale dopo intervento chirurgico
Un caso emblematico di risarcimento per perforazione intestinale seguito dallo Studio Legale Chiarini illustra concretamente come questi eventi possano configurare responsabilità sanitaria e quale percorso legale possa portare a un giusto ristoro.
§ 3.1 Storia clinica della paziente e intervento iniziale
La signora Anna (nome di fantasia utilizzato per tutelare la privacy della famiglia), 76 anni, nel marzo 2018 venne ricoverata presso un primario Policlinico privato di Roma. Lo stesso giorno del ricovero, fu sottoposta ad un intervento chirurgico di ampullectomia con asportazione di una lesione duodenale per via endoscopica.
Si trattava di una procedura relativamente comune ma non priva di rischi, che consiste nella rimozione della papilla duodenale (ampolla di Vater) e delle eventuali lesioni circostanti. In questo caso specifico, l’intervento era motivato dalla presenza di focolai di microadenocarcinoma, rendendo necessaria un’asportazione completa della lesione.
§ 3.2 Complicanze post-operatorie e loro gestione
Il decorso post-operatorio si rivelò fin da subito problematico. Nelle prime ore dopo l’intervento si manifestò un sanguinamento dal sondino naso-gastrico (S.N.G.), seguito dalla rapida evidenza di una perforazione intestinale retroperitoneale che portò a uno shock settico periprocedurale.
La situazione clinica impose il trasferimento in terapia intensiva, dove vennero progressivamente isolati, attraverso emocolture e urinocolture, molteplici ceppi batterici tipicamente riconducibili a infezioni correlate all’assistenza sanitaria (I.C.A.).
L’aspetto più critico nella gestione del caso fu l’approccio alle numerose raccolte intraddominali che si formarono a seguito della perforazione:
- Queste vennero trattate esclusivamente mediante l’apposizione di drenaggi TC guidati
- Tale strategia si rivelò insufficiente, non riuscendo mai a risolvere definitivamente il quadro clinico
- Nonostante l’evidente fallimento di questo approccio, non si optò per un intervento chirurgico diretto
§ 3.3 Le conseguenze fatali della perforazione
Nonostante il trattamento intensivo, la condizione della paziente continuò a deteriorarsi:
- Dopo circa un mese dalla perforazione, una TAC evidenziò ancora la presenza di raccolte patologiche
- Lo stato settico persistente determinava un progressivo peggioramento delle condizioni generali
- La paziente presentava febbre elevata persistente e episodi di emorragia secondaria
- Si manifestarono anche alterazioni cardiache e cerebrali con disorientamento
Il dato più rilevante, sotto il profilo della responsabilità professionale, fu che, nonostante la chiara evoluzione sfavorevole del quadro clinico, non venne mai considerata l’opzione di una revisione chirurgica dell’addome per rimuovere adeguatamente le raccolte presenti sia in sede intra che retroperitoneale. Questa omissione rappresentò un cruciale errore di valutazione che compromise irreversibilmente le possibilità di recupero della paziente.
Il decesso sopraggiunse alla fine di giugno 2018, circa tre mesi dopo l’intervento iniziale, come diretta conseguenza della perforazione intestinale e dello stato settico non adeguatamente controllato.
§ 3.4 Il risarcimento ottenuto per la perdita di chance
Qual è stato il percorso che, in tempi obiettivamente brevi, ha portato l’Avvocato a ottenere il risarcimento per questo caso di malasanità a Roma?
Sulla base di un’approfondita valutazione medico-legale, è stato possibile dimostrare che il decesso della signora Anna era causalmente collegato a:
- Inadeguata esecuzione delle manovre chirurgiche durante l’intervento di ampullectomia
- Gestione inappropriata delle complicanze post-operatorie
- Mancata revisione chirurgica nonostante il peggioramento progressivo
I figli della paziente, assistiti dall’Avvocato Gabriele Chiarini, hanno quindi promosso un’azione risarcitoria per malasanità da morte della paziente, nei confronti della Struttura Sanitaria, che ha mostrato fin dall’inizio disponibilità a collaborare.
§ 3.5 Il concetto di perdita di chance nella definizione del risarcimento
Nel contesto della transazione raggiunta, il risarcimento è stato quantificato in termini di perdita di chances di sopravvivenza. Questo concetto giuridico è fondamentale nei casi di responsabilità medica:
- La perdita di chance rappresenta la privazione della possibilità di ottenere un risultato favorevole (in questo caso, la sopravvivenza della paziente)
- Non si risarcisce la certezza del danno, ma la probabilità perduta di evitare l’evento avverso
- Il risarcimento viene parametrato sulla base della percentuale di probabilità che un intervento corretto avrebbe avuto di salvare la vita del paziente
Nel caso specifico, i consulenti tecnici hanno stimato che un tempestivo intervento chirurgico per la revisione dell’addome e la rimozione delle raccolte purulente avrebbe offerto alla paziente significative possibilità di sopravvivenza. La privazione di questa chance ha costituito il fondamento giuridico del risarcimento.
Il risarcimento finale di 325.000 euro ha tenuto conto di:
- Danno non patrimoniale subito dai familiari per la perdita del rapporto parentale
- Valutazione della perdita di chance di sopravvivenza
- Parametri giurisprudenziali consolidati per queste fattispecie
Particolarmente significativi sono stati i tempi di definizione della vertenza:
- Dall’apertura del sinistro alla liquidazione: meno di 12 mesi
- Dalla data del decesso: appena un anno e 5 mesi
Questa tempistica, eccezionalmente rapida per casi di questa complessità, ha rappresentato un ulteriore vantaggio per i familiari, evitando il prolungamento di un doloroso percorso legale.
§ 4. Aspetti giuridici del risarcimento per perforazione intestinale
Ottenere un risarcimento per i danni causati da una perforazione intestinale richiede una solida conoscenza del quadro normativo e giurisprudenziale in materia di responsabilità medica. Esaminiamo gli elementi fondamentali che caratterizzano queste fattispecie.
§ 4.1 Quadro normativo sulla responsabilità medica
Il contesto giuridico della responsabilità medica in Italia è stato significativamente ridefinito dalla Legge Gelli-Bianco, che ha introdotto importanti novità:
- Doppio binario di responsabilità: la struttura sanitaria risponde a titolo di responsabilità contrattuale, mentre il medico, salvo che abbia agito nell’adempimento di obbligazione contrattuale assunta con il paziente, risponde a titolo di responsabilità extracontrattuale
- Onere della prova differenziato: nella responsabilità contrattuale è sufficiente che il paziente dimostri l’esistenza del contratto e l’insorgenza del danno, mentre spetta alla struttura provare che il danno non è imputabile ad essa
- Linee guida come parametro di valutazione: la legge riconosce formalmente il ruolo delle linee guida accreditate come strumento di valutazione della condotta medica
- Tentativo obbligatorio di conciliazione: prima di avviare una causa, è necessario intraprendere un procedimento di mediazione o una consulenza tecnica preventiva ai fini conciliativi
Nel caso specifico delle perforazioni intestinali, il rispetto degli standard di cura codificati nelle linee guida delle società scientifiche competenti diventa un elemento cruciale per valutare la diligenza dell’operato medico.
§ 4.2 Tipologie di danni risarcibili
In caso di perforazione intestinale con esito infausto, il risarcimento può comprendere diverse voci di danno:
- Danno non patrimoniale subito dal paziente prima del decesso
- Danno da perdita del rapporto parentale subito dai congiunti, che comprende:
- La sofferenza morale soggettiva
- L’alterazione del rapporto familiare
- Il vuoto esistenziale derivante dalla perdita
- Danno patrimoniale, quando il decesso ha privato i familiari di un sostegno economico
- Danno da perdita di chance di sopravvivenza quando, come nel caso esaminato, non vi è certezza assoluta che un comportamento diverso dei sanitari avrebbe evitato il decesso, ma esisteva una possibilità concreta e apprezzabile in tal senso
§ 4.3 Il nesso causale e l’onere della prova
Uno degli aspetti più complessi delle cause di responsabilità medica riguarda l’accertamento del nesso causale tra la condotta dei sanitari e il danno subito dal paziente:
- In ambito civile si applica il criterio del “più probabile che non”, secondo cui è sufficiente dimostrare che, in base a un criterio di regolarità causale, la condotta medica ha determinato il danno con una probabilità superiore a quella delle ipotesi alternative
- Il paziente (o i suoi eredi) deve dimostrare che la condotta corretta avrebbe avuto significative probabilità di evitare il danno
- La struttura sanitaria, per andare esente da responsabilità, deve dimostrare che l’evento avverso era imprevedibile o comunque non evitabile anche con una condotta conforme agli standard di diligenza
Nel caso delle perforazioni intestinali, risulta spesso determinante il parere dei consulenti tecnici che valutano:
- Se la perforazione era evitabile con una condotta più diligente
- Se una diagnosi più tempestiva avrebbe consentito di limitare i danni
- Se il trattamento delle complicanze è stato adeguato agli standard di cura
La giurisprudenza ha ripetutamente ribadito che, anche quando la perforazione intestinale rappresenta una complicanza nota dell’intervento, la mancata o tardiva diagnosi e l’inadeguato trattamento delle conseguenze configurano una responsabilità che va oltre il rischio intrinseco della procedura che il paziente ha accettato sottoscrivendo il consenso informato.
§ 5. Strategie legali efficaci: l’approccio utilizzato nel caso presentato
Nel caso di perforazione intestinale esaminato, la scelta di una strategia legale mirata ha permesso di ottenere un risarcimento adeguato in tempi brevi. L’esperienza maturata in questa vicenda offre utili indicazioni su come affrontare efficacemente casi analoghi di responsabilità medica.
§ 5.1 La scelta tra mediazione e ATP
Una delle prime decisioni strategiche da affrontare in un caso di malasanità riguarda lo strumento da utilizzare per soddisfare la condizione di procedibilità prevista dalla Legge Gelli-Bianco prima di rivolgersi al giudice ordinario. Le opzioni principali sono:
- Accertamento Tecnico Preventivo con finalità conciliative (ATP ex art. 696-bis c.p.c.):
- Coinvolge un consulente tecnico nominato dal giudice
- Offre una perizia tecnica imparziale sulla questione medica
- Spesso considerata la via “classica” per le controversie sanitarie
- Mediazione:
- Procedimento più agile e informale
- Condotto da un mediatore senza competenze tecniche specifiche
- Potenzialmente più rapida dell’ATP
Nel caso della signora Anna, si è optato strategicamente per la mediazione nonostante l’opinione diffusa che la strada obbligata sia quella dell’ATP. Questa scelta si è rivelata vincente perché:
- Ha trasmesso alla struttura sanitaria un chiaro segnale di determinazione
- Ha accelerato notevolmente i tempi rispetto al percorso dell’ATP
- Ha permesso di evitare i tempi tecnici per la nomina e l’operato del CTU
La mediazione, pur non offrendo una consulenza tecnica ufficiale, ha consentito di spronare la controparte a formulare un’offerta concreta prima ancora dell’incontro formale, dando il via a una trattativa serrata.
§ 5.2 Il ruolo delle consulenze tecniche
Sebbene si sia evitata la via dell’ATP giudiziale, le consulenze tecniche di parte hanno svolto un ruolo determinante nel caso:
- Due consulenti specializzati (un medico legale e un chirurgo) hanno supportato l’avvocato fin dalla fase stragiudiziale
- Hanno analizzato dettagliatamente la cartella clinica individuando gli errori nella gestione del caso
- Hanno redatto elaborati peritali che hanno costituito la base tecnico-scientifica delle richieste risarcitorie
Gli esperti hanno efficacemente evidenziato:
- L’inadeguata gestione della patologia durante la degenza
- Le criticità della procedura chirurgica che ha causato la perforazione
- L’inappropriata gestione post-operatoria delle complicanze
- La mancata revisione chirurgica dell’addome nonostante il quadro clinico in peggioramento
La qualità e l’autorevolezza dei consulenti tecnici si sono rivelate fondamentali per:
- Conferire credibilità scientifica alle richieste avanzate
- Dimostrare con linguaggio medico specialistico gli errori commessi
- Fornire all’avvocato gli strumenti tecnici per sostenere efficacemente la trattativa
§ 5.3 Vantaggi della definizione stragiudiziale
La risoluzione stragiudiziale del caso ha offerto numerosi benefici rispetto alla via giudiziale:
- Tempi drasticamente ridotti: dalla richiesta iniziale alla liquidazione del risarcimento sono trascorsi meno di 12 mesi, contro i 3-5 anni tipici di un procedimento giudiziale completo
- Certezza del risultato: si è evitata l’incertezza propria di un giudizio, dove l’esito dipende da numerosi fattori non sempre prevedibili
- Risparmio economico: si sono evitati i costi elevati di un procedimento giudiziale completo
- Minore stress emotivo per i familiari, già provati dalla perdita del proprio caro
- Possibilità di modulare il risarcimento in base alle specifiche esigenze dei danneggiati
La strategia stragiudiziale ha previsto una trattativa progressiva, con un’iniziale proposta della struttura seguita da controfferte sempre più vicine alla richiesta iniziale. L’avvocato ha saputo gestire questo processo con determinazione ma anche con la flessibilità necessaria per giungere a un accordo vantaggioso.
Nel valutare se accettare una transazione stragiudiziale, è fondamentale considerare il bilanciamento tra il risarcimento offerto e i rischi del giudizio. Nel caso specifico, l’offerta finale di 325.000 euro è stata ritenuta congrua anche considerando:
- Il valore legale della perdita di chance (che implica una riduzione percentuale rispetto al risarcimento pieno)
- L’età avanzata della paziente (76 anni)
- Le patologie preesistenti che avrebbero comunque influito sull’aspettativa di vita
La definizione stragiudiziale rappresenta spesso la soluzione più efficiente nei casi di malasanità, soprattutto quando si riesce a far comprendere alla controparte, come in questo caso, la solidità delle basi giuridiche e medico-legali della richiesta risarcitoria.
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