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Diagnosi

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La diagnosi medica: come evitare gli errori e migliorare la sicurezza del paziente

Quando ci rivolgiamo ad un medico perché accusiamo un dolore o notiamo un peggioramento delle nostre condizioni di salute, le prime domande che gli rivolgiamo sono le seguenti: “Sono malato? Che cosa ho?”.
Ebbene: ponendo queste semplici domande, gli stiamo chiedendo di formulare una “diagnosi“, ovvero di compiere un atto medico importantissimo, che rappresenta – non a caso – uno dei principali obiettivi del sanitario nel momento in cui entra in contatto con un paziente.

La formulazione di una diagnosi corretta è infatti il presupposto essenziale ed imprescindibile affinché il paziente possa poi ricevere le cure più adeguate e giungere (nei limiti in cui ciò sia possibile) alla guarigione. Mentre una diagnosi errata può esporre il medico (e la struttura in cui opera) a responsabilità.
Trattiamo il tema con la nostra Avv. Claudia Chiarini.

MedMal WORDS | Le parole della responsabilità sanitaria” è un progetto divulgativo a cura di CHIARINI Studio Legale.


INDICE SOMMARIO


§ 1. Definizione del termine “diagnosi” e sua origine etimologica

Anche il termine “diagnosi”, come molti dei termini oggetto dei nostri approfondimenti, deriva dal greco: dia-ghignosco, che significa, letteralmente, conoscere attraverso.

La parola è infatti composta dalle radici “dia”, che significa “attraverso” e “gnosis” che significa “conoscenza” o “sapere”.

Il termine è stato utilizzato per la prima volta nel campo medico per indicare il processo di individuazione e identificazione di una malattia o di una condizione morbosa attraverso l’osservazione e l’analisi dei sintomi.

La diagnosi è un passo fondamentale nella medicina, poiché consente di identificare correttamente la malattia e di stabilire un piano di trattamento efficace.

«La diagnosi non è la fine, ma l’inizio della pratica medica

(Martin H. Fischer)

§ 2. I passaggi del processo diagnostico: anamnesi, esame obiettivo, accertamenti ed esami strumentali

Per pervenire ad una diagnosi, infatti, il medico dovrà passare attraverso una serie di passaggi, anche detti “processi diagnostici”, tutti di estrema rilevanza:

  1. il primo passaggio è costituito dallo svolgimento di una accurata attività di anamnesi: il sanitario sarà infatti innanzitutto chiamato a raccogliere in modo completo e a valutare criticamente tutti i dati relativi alla storia clinica del paziente (al tema dell’anamnesi abbiamo peraltro dedicato un altro approfondimento);
  2. il secondo passaggio è rappresentato dall’esame obiettivo: il paziente dovrà quindi essere visitato dal medico per verificare il suo stato generale e la presenza (o l’assenza) di segnali o sintomi oggettivi. In questa fase il medico si avvale delle classiche manovre di ispezione, palpazione, percussione e auscultazione;
  3. il terzo passaggio è quello della prescrizione (e poi della valutazione) di tutti gli accertamenti ed esami strumentali che si siano resi opportuni alla luce dell’esito delle due precedenti fasi (ovvero dell’esito dell’anamensi e dell’esame obiettivo).

Cerchi aiuto per una errata diagnosi?

§ 3. Responsabilità del medico in caso di diagnosi sbagliata

Una diagnosi corretta presuppone quindi che i tre passaggi appena descritti siano stati non solo svolti, ma svolti in modo diligente ed accurato, perché eventuali omissioni o errori commessi nell’ambito di uno dei tre passaggi potrebbero compromettere l’intero processo, impedendo la corretta identificazione dello stato morboso del paziente e – di conseguenza – l’adozione di cure adeguate.

Ecco dunque che risponde di errata diagnosi non solo il medico che non riesce ad interpretare correttamente il quadro clinico del paziente, pur in presenza di sintomi e dati indicativi dell’esistenza di una ben determinata patologia (evidenziando così carenze nell’ambito delle prime due fasi del processo diagnostico); ma anche il medico che sbaglia la diagnosi perché ha omesso di eseguire gli opportuni controlli ed accertamenti, ovvero ne ha mal interpretato gli esiti (evidenziando così carenze nell’ambito della terza fase del processo diagnostico).

Quest’ultima ipotesi di responsabilità si verifica soprattutto nei casi di c.d. “diagnosi differenziale“, ovvero nei casi in cui emerge un quadro sintomatologico che può ricondurre ad serie di malattie. In questi casi è dunque particolarmente importante, per giungere ad una diagnosi corretta, procedere a tutti i necessari approfondimenti diagnostici, grazie ai quali individuare i sintomi specifici della malattia da identificare, per poi instaurare la terapia più idonea.

§ 4. Importanza di evitare l’autodiagnosi e di affidarsi al medico per la propria salute

Da ultimo, ma non per importanza, va evidenziato che non sempre è possibile pervenire sin dall’inizio ad una diagnosi esatta; spesso, la diagnosi si definisce, altre volte si modifica, durante il percorso terapeutico, specie quando questo si riveli particolarmente lungo e complesso.

In ogni caso, la formulazione della diagnosi rappresenta uno dei momenti più delicati ed importanti dell’attività medica, in quanto solo in base ad una corretta diagnosi sarà possibile attuare una corretta terapia, enunciando al contempo una adeguata prognosi (tema cui è dedicato un altro interessante approfondimento).

Ed è per questo che uno degli errori più gravi che un paziente può compiere, salvo che abbia le necessarie competenze per farlo, è quello di azzardare un’autodiagnosi, magari utilizzando la rete per interpretare i propri sintomi ed individuarne la causa, avventurandosi spesso in tentativi di cura “fai-da-te” che possono essere molto pericolosi per la sua salute.

Ricordiamoci sempre che il ruolo del medico, nel bene o nel male, non è, di fatto, sostituibile!

Diagnosi medica: come evitare gli errori e migliorare la sicurezza del paziente
Guarda l’episodio di “MedMal WORDS | Le parole della responsabilità sanitaria” dedicato alla DIAGNOSI!

«La diagnosi è il processo di pensiero attraverso il quale si evitano gli errori in sanità

(Sir William Osler [forse])

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