Parto cesareo: procedura e rischi

Ultimo Aggiornamento 12 Novembre 2025

Il parto cesareo, o taglio cesareo, è un intervento chirurgico che consiste nell’estrazione del feto attraverso un’incisione dell’addome e dell’utero materno, quando il parto vaginale non è possibile o presenta rischi per la madre o il bambino.

Questa procedura chirurgica, può essere programmata (cesareo elettivo) quando esistono condizioni che sconsigliano il parto vaginale, oppure d’urgenza quando durante il travaglio emergono complicanze che richiedono l’immediata nascita del bambino.

Esistono però casi in cui il parto cesareo non va come dovrebbe. Un cesareo eseguito senza reale indicazione medica, ritardato quando invece sarebbe urgente, o seguito da complicanze mal gestite può configurare ipotesi di responsabilità sanitaria.

§ 1. Il parto cesareo: inquadramento medico e chirurgico

Il parto cesareo o taglio cesareo è un intervento chirurgico che permette la nascita del bambino attraverso un’incisione dell’addome e dell’utero materno, anziché attraverso il canale del parto vaginale. Questa procedura, tecnicamente denominata laparoisterotomia (dal greco “laparo” = addome e “istero” = utero), rappresenta una delle operazioni chirurgiche più frequenti al mondo e la più comune chirurgia maggiore eseguita sulle donne.

Il termine “cesareo” deriva probabilmente dal latino “caesum”, participio del verbo “caedere” (tagliare), anche se la tradizione popolare lo attribuisce (erroneamente) a Giulio Cesare. Fino al XVIII secolo, il cesareo veniva praticato esclusivamente su donne già decedute nel tentativo di salvare il bambino, poiché non esistevano le conoscenze per controllare emorragie e prevenire infezioni.

§ 1.1 Cosa accade durante un cesareo

Durante un parto cesareo, il chirurgo deve attraversare sette strati di tessuto per raggiungere il bambino. Questa sequenza anatomica determina la complessità dell’intervento e i suoi tempi di recupero.

Il percorso chirurgico inizia con l’incisione cutanea, più frequentemente trasversale sovrapubica (incisione di Pfannenstiel), posizionata circa 2-3 cm sopra la sinfisi pubica, lunga 10-15 cm. Questa incisione segue le linee di Langer della pelle, garantendo migliore guarigione estetica e minore dolore post-operatorio rispetto all’incisione verticale mediana, oggi riservata solo alle emergenze estreme.

Dopo la cute e il tessuto sottocutaneo, si incide la fascia muscolare (aponeurosi dei muscoli retti dell’addome). I muscoli retti vengono poi divaricati lateralmente senza tagliarli, tecnica che riduce il sanguinamento e accelera il recupero. Si procede quindi attraverso la fascia trasversale e il peritoneo parietale, la membrana che riveste la cavità addominale.

L’apertura dell’utero (isterotomia) avviene generalmente con incisione trasversale nel segmento uterino inferiore, zona che sanguina meno e guarisce meglio. Il chirurgo deve calibrare la profondità: troppo superficiale renderebbe difficile l’estrazione, troppo profonda rischierebbe di ferire il feto. L’estrazione del bambino richiede delicatezza per evitare traumi, specialmente alla testa e alle clavicole.

Dopo la nascita, la placenta viene rimossa manualmente o per trazione controllata del cordone. È fondamentale verificare che la cavità uterina sia completamente vuota: residui placentari sono tra le prime cause di emorragia post-partum e infezioni puerperali.

§ 1.2 Perché il cesareo è diverso dal parto vaginale

Il cesareo bypassa completamente il processo fisiologico del parto, con conseguenze immediate e a lungo termine per madre e neonato.

Per il neonato, la mancata compressione toracica nel canale del parto significa che il liquido amniotico nei polmoni non viene “spremuto” naturalmente. Questo spiega la maggiore incidenza di tachipnea transitoria del neonato (TTN) nei cesarei: 5-6% contro 1-2% dei parti vaginali. Il neonato non viene inoltre colonizzato dalla flora batterica vaginale materna, fattore che influenza lo sviluppo del microbioma intestinale e del sistema immunitario.

Per la madre, il cesareo comporta tutti i rischi di una chirurgia addominale maggiore: rischio anestesiologico, emorragico (perdita ematica media 500-1000 ml contro 300-500 ml del vaginale), infettivo, tromboembolico. La presenza di una cicatrice uterina condiziona le gravidanze future: aumenta il rischio di placenta previa (0,5% dopo un cesareo, 2% dopo tre) e accreta (3% dopo un cesareo, 40% dopo tre), rottura d’utero in travaglio (0,5-1% nel parto vaginale dopo cesareo, Vaginal Birth After Cesarean, VBAC).

Il recupero post-operatorio richiede 6-8 settimane contro i 10-15 giorni del parto vaginale. La degenza ospedaliera media è di 3-4 giorni contro 2 giorni. Le limitazioni includono: divieto di guidare per 3 settimane, di sollevare pesi superiori al neonato per 6 settimane, di riprendere attività fisica intensa per 2-3 mesi.Questi aspetti fisiologici e clinici assumono rilevanza quando si valuta la necessità reale dell’intervento rispetto ai suoi rischi, tema che approfondiremo nei prossimi paragrafi.

§ 2. Quando il parto cesareo è necessario

La decisione di procedere con un parto cesareo richiede una valutazione accurata del rapporto rischio-beneficio, considerando che si tratta di un intervento chirurgico maggiore con rischi intrinseci superiori al parto vaginale. Le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità distinguono tra indicazioni assolute, dove il cesareo è l’unica opzione sicura, e indicazioni relative, dove la decisione dipende da molteplici fattori clinici e organizzativi.

§ 2.1 Parto cesareo programmato (o elettivo)

Viene pianificato durante la gravidanza in presenza di condizioni che rendono il parto vaginale eccessivamente rischioso o impossibile. Secondo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e delle principali società scientifiche come l’AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), le indicazioni appropriate per un cesareo elettivo includono:

  • Placenta previa: quando la placenta si impianta nella parte inferiore dell’utero, coprendo parzialmente o totalmente l’orifizio uterino interno. Il passaggio del feto attraverso il canale del parto provocherebbe un’emorragia potenzialmente letale.
  • Presentazione anomala del feto: la più comune è la presentazione podalica a termine di gravidanza (quando il feto si presenta con i piedi o le natiche invece che con la testa), specialmente nelle donne primipare. Anche la presentazione di spalla (trasversa) rende impossibile il parto vaginale.
  • Macrosomia fetale: quando si stima un peso fetale molto elevato (generalmente superiore a 4,5 kg, specie in madri con diabete gestazionale), che potrebbe comportare un rischio di sproporzione cefalo-pelvica o di distocia di spalla durante il parto vaginale.
  • Gravidanze gemellari complesse: ad esempio, in caso di gravidanza monocoriale monoamniotica (gemelli che condividono placenta e sacco amniotico), il rischio di complicanze è talmente elevato da rendere il cesareo la scelta più sicura.
  • Infezioni materne: Infezione da HIV con alta carica virale o presenza di lesioni da Herpes genitale attivo al momento del parto, per ridurre il rischio di trasmissione verticale al neonato.
  • Pregressa chirurgia uterina: donne che hanno subito interventi importanti sull’utero, come una miomectomia che ha interessato la cavità uterina o un precedente cesareo con incisione verticale (classica), hanno un rischio aumentato di rottura d’utero durante il travaglio.

È altrettanto importante sapere quando il cesareo non è raccomandato di routine. Un singolo pregresso taglio cesareo, ad esempio, non è un’indicazione assoluta a un nuovo cesareo. In assenza di controindicazioni, alla donna dovrebbe essere offerta la possibilità di un parto vaginale dopo cesareo (VBAC), un’opzione sicura e raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Anche infezioni materne come l’epatite B o C non costituiscono, di per sé, un’indicazione al cesareo.

§ 2.2 Parto cesareo in corso di travaglio (d’urgenza o d’emergenza)

Si verifica quando insorgono complicanze durante il travaglio che richiedono un intervento rapido per prevenire danni alla madre o al feto. Le cause più comuni includono:

  • Sofferenza fetale: quando il monitoraggio cardiotocografico (CTG) rileva anomalie significative del battito cardiaco fetale (es. bradicardia, decelerazioni prolungate) che indicano un’insufficiente ossigenazione (ipossia).
  • Arresto della progressione del travaglio: quando, nonostante contrazioni uterine adeguate, la dilatazione cervicale si arresta o la discesa della testa fetale non progredisce (parto distocico).
  • Eventi acuti: situazioni improvvise e gravissime come il distacco di placenta (separazione prematura della placenta dalla parete uterina), il prolasso del funicolo (quando il cordone ombelicale precede il feto nel canale del parto, rischiando la compressione) o la rottura d’utero.

§ 2.3 La classificazione dell’urgenza: i codici di Lucas

Non tutte le urgenze sono uguali. Per standardizzare la gestione delle emergenze ostetriche e garantire la massima tempestività, è stata introdotta la classificazione di Lucas, che suddivide i cesarei non programmati in categorie basate sul grado di rischio e, di conseguenza, sui tempi di intervento raccomandati. Comprendere questa classificazione è fondamentale, perché il mancato rispetto dei tempi indicati è una delle cause più frequenti di contenzioso per responsabilità medica.

Il parametro chiave è il Decision-to-Delivery Interval (DDI), ovvero l’intervallo di tempo che intercorre tra la decisione di eseguire il cesareo e l’effettiva nascita del bambino.

CodiceCategoriaRischio clinicoIntervallo decisione-parto (DDI) raccomandatoScenari clinici comuni
BiancoElettivoNessun rischio immediato per madre o fetoPuò essere programmato in base alla disponibilitàPresentazione podalica a termine, cesareo ripetuto programmato, placenta previa senza sanguinamento.
VerdeUrgente (non immediato)Nessuna minaccia immediata alla vita, ma necessità di risoluzione anticipataEntro 75 minutiArresto della progressione del travaglio senza sofferenza fetale.
GialloUrgenteCompromissione materna o fetale, non immediatamente letaleEntro 30 minutiSospetta compromissione fetale con tracciato cardiotocografico (CTG) non patologico, travaglio prolungato.
RossoEmergenzaMinaccia immediata per la vita della madre o del fetoIl prima possibile (idealmente < 15-30 minuti)Distacco di placenta, prolasso del funicolo, bradicardia fetale prolungata, rottura d’utero.

La standardizzazione offerta da questa classificazione fornisce un parametro oggettivo per valutare la correttezza della gestione clinica. Quando si verifica un danno, la documentazione clinica viene analizzata proprio alla luce di questi standard.

Un ritardo ingiustificato nell’esecuzione di un cesareo “codice rosso”, ad esempio, sposta l’esito avverso dal campo della fatalità a quello della potenziale negligenza. Il tempo, in queste situazioni, non è solo prezioso: è il fattore determinante tra un esito fausto e una tragedia evitabile.

§ 2.4 La “zona grigia”: quando la decisione diventa complessa

Esistono situazioni dove l’indicazione al cesareo non è univoca e richiede valutazione individualizzata, esperienza clinica e condivisione decisionale con la paziente.

Fallimento di progressione del travaglio:

La distocia o arresto del travaglio è l’indicazione più comune, ma anche più soggettiva, per cesareo in travaglio. Le linee guida attuali hanno ridefinito i criteri per evitare interventi prematuri: nella fase attiva del travaglio (oltre 6 cm di dilatazione), si parla di arresto solo dopo almeno 4 ore di contrazioni regolari senza progressione, o 6 ore se si sta utilizzando ossitocina.

Studi osservazionali suggeriscono che molti cesarei per “mancata progressione” vengono eseguiti troppo precocemente. Attendere tempi adeguati, garantire contrazioni efficaci e considerare la posizione materna può permettere il parto vaginale in molti casi inizialmente giudicati “bloccati”.

Sproporzione cefalo-pelvica relativa:

La vera sproporzione assoluta tra dimensioni fetali e bacino materno è rara. Più frequentemente si tratta di sproporzione relativa, influenzata da molteplici fattori dinamici: posizione della testa fetale, capacità di modellamento del cranio fetale, elasticità dei tessuti materni, forza ed efficacia delle contrazioni.

La pelvimetria radiologica, un tempo utilizzata per “misurare” il bacino, non predice accuratamente l’esito del travaglio e non è più raccomandata di routine. Il travaglio di prova rimane il test più affidabile per valutare la possibilità di parto vaginale.

Situazioni cliniche borderline:

Condizioni come l’ipertensione gestazionale, il ritardo di crescita fetale, il diabete gestazionale ben controllato, non costituiscono di per sé indicazione al cesareo ma richiedono valutazione caso per caso. La decisione deve considerare: gravità della condizione, risposta al trattamento, benessere fetale documentato, esperienza del centro.

§ 2.5 Il ruolo del consenso informato

In queste situazioni “grigie”, il consenso informato assume importanza fondamentale. La donna deve essere informata su:

  • Rischi e benefici di entrambe le opzioni (cesareo vs tentativo di parto vaginale)
  • Probabilità di successo basate sulla situazione specifica
  • Possibili complicanze immediate e a lungo termine
  • Implicazioni per gravidanze future

Queste situazioni ambigue sono quelle dove più frequentemente emergono contenziosi medico-legali, specialmente quando l’esito è sfavorevole e la decisione clinica viene contestata a posteriori.

Problemi dopo un parto cesareo? Temi un errore medico?

Il taglio cesareo, se ritardato, non necessario o mal gestito, può causare gravi danni a madre e neonato. Verifica se sussiste una responsabilità sanitaria e tutelati con il supporto di specialisti in danni da parto e malasanità.

§ 3. Rischi e complicanze del parto cesareo

Sebbene il parto cesareo sia una procedura sicura, è essenziale che le future madri e le loro famiglie siano pienamente consapevoli dei rischi associati, sia a breve che a lungo termine. Una corretta informazione permette non solo di prendere decisioni più consapevoli, ma anche di riconoscere i segnali di una possibile complicanza e di distinguere tra un rischio intrinseco dell’intervento e un danno derivante da un errore medico.

§ 3.1 Rischi per la salute della madre: conseguenze a breve e lungo termine

Le complicanze per la madre possono manifestarsi nell’immediato post-operatorio o avere ripercussioni sulle gravidanze future.

Rischi a breve termine

  • Emorragia post-partum: Il parto cesareo comporta una perdita di sangue maggiore rispetto al parto vaginale. In alcuni casi, l’emorragia può essere così abbondante da richiedere trasfusioni di sangue o, in situazioni estreme e rare, l’asportazione dell’utero (isterectomia) per salvare la vita della donna.
  • Infezioni: come per ogni intervento chirurgico, esiste il rischio di infezioni. Queste possono interessare la ferita chirurgica sulla pelle (infezione del sito chirurgico), la cavità uterina (endometrite) o altri organi pelvici. Il rischio è maggiore nei cesarei d’urgenza, dove le condizioni di sterilità potrebbero non essere ottimali.
  • Trombosi venosa profonda (TVP) ed embolia polmonare: la gravidanza e il periodo post-parto aumentano di per sé il rischio di formazione di coaguli di sangue (trombi) nelle vene profonde delle gambe. L’intervento chirurgico e l’immobilizzazione successiva aumentano ulteriormente questo rischio. Se un trombo si stacca e raggiunge i polmoni, può causare un’embolia polmonare, una condizione potenzialmente fatale.
  • Lesioni a organi adiacenti: sebbene rare, durante l’intervento possono verificarsi lesioni accidentali alla vescica o all’intestino, che si trovano in stretta prossimità dell’utero. Tali lesioni possono richiedere ulteriori interventi chirurgici riparatori.
  • Dolore e recupero rallentato: il dolore post-operatorio è una conseguenza inevitabile e richiede una gestione farmacologica adeguata. Il recupero generale è più lento e la degenza ospedaliera più lunga (in media 3-4 giorni) rispetto a un parto vaginale.

Rischi a lungo termine e per gravidanze future

Le conseguenze di un parto cesareo possono estendersi ben oltre il periodo di convalescenza, influenzando la salute riproduttiva futura della donna.

  • Aderenze pelviche: l’intervento chirurgico può causare la formazione di tessuto cicatriziale (aderenze) tra gli organi pelvici. Queste aderenze possono provocare dolore pelvico cronico e, in alcuni casi, contribuire a problemi di infertilità.
  • Anomalie della placentazione: il rischio più significativo per le gravidanze successive riguarda la placenta. La cicatrice uterina lasciata dal cesareo può diventare un sito di impianto anomalo. Questo aumenta il rischio di placenta previa (la placenta copre il collo dell’utero) e di placenta accreta, una condizione molto pericolosa in cui la placenta si impianta troppo profondamente nella parete uterina, rendendo difficile o impossibile la sua separazione dopo il parto e causando emorragie massive. Il rischio di queste complicanze aumenta esponenzialmente con ogni taglio cesareo successivo.
  • Rottura d’utero: se una donna tenta un parto vaginale dopo un precedente cesareo (VBAC), esiste un piccolo ma reale rischio che l’utero si rompa in corrispondenza della vecchia cicatrice. Sebbene l’incidenza sia bassa (circa 1%), è una complicanza gravissima che minaccia la vita di madre e feto.

§ 3.2 Rischi per la salute del neonato

Anche per il neonato, il parto cesareo comporta alcuni rischi specifici, sebbene la maggior parte di essi sia di natura transitoria.

  • Problemi respiratori transitori: Il rischio più comune è la tachipnea transitoria del neonato, una condizione di respiro accelerato che si verifica perché i polmoni del bambino non hanno subito la “spremitura” benefica del passaggio attraverso il canale del parto, che aiuta a espellere il liquido amniotico. Questo problema è più frequente nei cesarei programmati prima della 39a settimana di gestazione e di solito si risolve in pochi giorni senza conseguenze a lungo termine.
  • Lacerazioni cutanee accidentali: In rari casi, il bisturi utilizzato per incidere l’utero può causare una piccola ferita superficiale sulla pelle del bambino. Si tratta di un’evenienza comune, solitamente priva di pericoli, che guarisce rapidamente.
  • Impatto sul microbiota e conseguenze a lungo termine: Un’area di ricerca emergente e di grande interesse sta esplorando le conseguenze a lungo termine della nascita tramite cesareo. Durante un parto vaginale, il neonato viene colonizzato dai batteri presenti nel canale del parto materno, un processo fondamentale per lo sviluppo di un microbiota intestinale sano. I bambini nati da cesareo non sono esposti a questa flora batterica e presentano un microbiota diverso e meno diversificato. Diversi studi osservazionali hanno suggerito una possibile correlazione tra la nascita con taglio cesareo e un aumentato rischio di sviluppare, nel corso della vita, condizioni come obesità, diabete di tipo 2, allergie e malattie autoimmuni. Sebbene il nesso di causalità non sia ancora stato definitivamente provato, questi dati sottolineano l’importanza di riservare il cesareo alle situazioni di reale necessità clinica.

È fondamentale ribadire che i danni più gravi e permanenti per il neonato, come l’encefalopatia ipossico-ischemica, la paralisi cerebrale infantile o la morte, non sono considerati rischi intrinseci di un parto cesareo correttamente eseguito. Al contrario, sono quasi sempre la tragica conseguenza di un errore nella sua gestione, come un ritardo critico nell’intervento di fronte a una chiara sofferenza fetale

§ 4. Cosa fare in caso di danni da parto cesareo?

Se tu o il tuo bambino avete subito danni in conseguenza di un parto cesareo, è fondamentale agire tempestivamente per tutelare i vostri diritti.

La prima azione essenziale è richiedere la cartella clinica completa alla struttura sanitaria, comprensiva di tracciati cardiotocografici, verbale operatorio, documentazione anestesiologica e cartella neonatale se il bambino ha necessitato di cure intensive. Documentate fotograficamente eventuali lesioni visibili e conservate ogni comunicazione con l’ospedale.

Le tempistiche sono importanti: il diritto al risarcimento si prescrive in 10 anni, ma agire subito permette di raccogliere prove più solide e testimonianze ancora fresche. La Legge Gelli-Bianco impone un tentativo di conciliazione obbligatorio prima di procedere in giudizio.

Per valutare se sussiste malasanità, occorre verificare se:

  • Il cesareo d’urgenza è stato ritardato oltre i 30 minuti in situazioni di emergenza;
  • È stato eseguito un cesareo non necessario senza adeguato consenso informato;
  • Si sono verificati errori tecnici evitabili (lesioni d’organo non riconosciute, emorragie mal gestite);
  • Le complicanze post-operatorie non sono state tempestivamente diagnosticate e trattate.

Non tutte le complicanze configurano responsabilità: distinguere tra complicanza accettabile ed errore professionale richiede una valutazione medico-legale specialistica.

Per un’analisi completa di tutti gli aspetti relativi ai danni da parto, sia da cesareo che da parto vaginale, e per comprendere nel dettaglio il percorso risarcitorio, consultate l’approfondimento dedicato che include casistica, tempistiche e modalità di valutazione del danno.

Guarda l’episodio di “MedMal WORDS | Le parole della responsabilità sanitaria” dedicato al PARTO CESAREO!

Il parto cesareo è l’unico intervento chirurgico in cui si incidono 7 strati di tessuto e ci si aspetta che la madre si alzi in piedi dopo 6 ore, prendendosi cura di un’altra persona.

Anonimo