Antibiotico

Antibiotici: classificazione, uso corretto e malasanità

Ultimo Aggiornamento 28 Ottobre 2025

Il termine antibiotico significa, letteralmente, “contro la vita”. Un’espressione che può sembrare paradossale, soprattutto se riferita a farmaci fondamentali per la nostra salute. Come può un medicinale salvavita portare un nome che suona come una minaccia?

La spiegazione è semplice: gli antibiotici agiscono contro i batteri, che sono forme di vita. Il loro scopo è infatti quello di ucciderli o di impedirne la proliferazione.

Questa apparente contraddizione ci dice molto sulla natura di questi farmaci: strumenti potenti ed efficaci, ma che richiedono conoscenza e prudenza. Un antibiotico può salvare una vita se prescritto e assunto correttamente, ma può provocare effetti dannosi se usato in modo improprio.

Come avvocati specializzati in responsabilità sanitaria, ci troviamo frequentemente ad analizzare cartelle cliniche in cui la gestione della terapia antibiotica rappresenta un nodo fondamentale nella valutazione medico-legale.

Un paziente affetto da un’infezione, in particolare da una grave infezione nosocomiale causata da batteri multiresistenti,  può andare incontro a complicanze molto serie, fino al decesso, se non viene trattato tempestivamente con un antibiotico adeguato e specificamente mirato.

Tuttavia, l’uso degli antibiotici richiede sempre grande attenzione. Un impiego scorretto, che può verificarsi non solo in ambito domestico ma anche, e soprattutto, in ambiente ospedaliero, contribuisce al fenomeno dell’antimicrobico-resistenza: la capacità dei batteri di sviluppare una resistenza ai farmaci, rendendo le cure future meno efficaci o addirittura inefficaci.

§ 1. Capire gli antibiotici: dalla scoperta al meccanismo d’azione

Gli antibiotici sono farmaci in grado di uccidere o impedire la proliferazione dei batteri che causano infezioni nell’organismo umano. Il termine deriva dal greco “anti” (contro) e “bios” (vita), proprio perché agiscono contro forme di vita microscopiche che possono causare malattie.

Dal punto di vista farmacologico, gli antibiotici sono sostanze ottenute da organismi viventi (come funghi o particolari batteri) o sintetizzate in laboratorio, capaci di interferire con processi vitali specifici dei batteri senza danneggiare le cellule umane.

§ 1.1 La scoperta che ha cambiato la storia: L’era degli antibiotici

Il primo a scoprire gli antibiotici, per puro caso, fu Alexander Fleming nel 1928: un certo tipo di muffa, la penicillina, depositatasi su una delle colture di batteri che stava studiando, li aveva annientati tutti.

Ma noi siamo avvocati e ci piace andare in fondo: se analizziamo bene la storia di questo farmaco, in realtà, prima di Fleming, fu un italiano, il medico molisano Vincenzo Tiberio, a scoprire il potere antibatterico delle muffe, già nel 1895. Poi la Storia ha fatto il suo corso e solo Fleming ha vinto il premio Nobel.

Siamo stati fortunati a non avere test sugli animali negli anni ’40, perché probabilmente la penicillina non avrebbe ottenuto alcuna autorizzazione e forse l’intero settore farmaceutico degli antibiotici non sarebbe mai stato esplorato.

Sir Alexander Fleming

Dalla scoperta della penicillina, lo sviluppo degli antibiotici ha conosciuto un’accelerazione straordinaria:

  • Anni ’40: produzione industriale della penicillina durante la Seconda Guerra Mondiale
  • Anni ’50-60: età d’oro della scoperta di nuove classi di antibiotici
  • Anni ’70-80: sviluppo di antibiotici sintetici e semisintetici
  • Oggi: ricerca focalizzata sul contrasto alle resistenze batteriche.

§ 1.2 Come funzionano gli antibiotici

Gli antibiotici sfruttano le differenze strutturali tra cellule batteriche e cellule umane per colpire selettivamente i microrganismi patogeni:

  • Inibizione della sintesi della parete cellulare: i batteri possiedono una parete rigida che le nostre cellule non hanno. Antibiotici come le penicilline bloccano la costruzione di questa parete, causando la morte del batterio.
  • Interferenza con la sintesi proteica: alcuni antibiotici, come i macrolidi, si legano ai ribosomi batterici (diversi da quelli umani) impedendo la produzione di proteine essenziali.
  • Blocco della replicazione del DNA: fluorochinoloni e altri antibiotici impediscono ai batteri di duplicare il proprio materiale genetico, bloccandone la riproduzione.

§ 1.3 La differenza tra batteriostatici e battericidi

Non tutti gli antibiotici uccidono direttamente i batteri. Possiamo distinguere due categorie principali:

  • Antibiotici battericidi: provocano la morte diretta del batterio. Le penicilline, le cefalosporine e gli aminoglicosidi appartengono a questa categoria. Sono preferiti nelle infezioni gravi o nei pazienti immunocompromessi.
  • Antibiotici batteriostatici: bloccano la crescita e la moltiplicazione dei batteri senza ucciderli direttamente, permettendo al sistema immunitario di eliminarli. Macrolidi, tetracicline e sulfamidici funzionano in questo modo.

§ 1.4 Perché gli antibiotici non funzionano contro i virus?

Gli antibiotici sono completamente inefficaci contro le infezioni virali come raffreddore, influenza o COVID-19. I virus hanno una struttura completamente diversa dai batteri:

  • Non possiedono parete cellulare
  • Non hanno ribosomi propri
  • Si replicano utilizzando il macchinario delle cellule ospiti
  • Sono molto più piccoli dei batteri

Prescrivere antibiotici per un’infezione virale rappresenta non solo un trattamento inutile, ma può causare effetti collaterali non necessari e contribuire allo sviluppo di resistenze batteriche.

La distinzione tra infezione batterica e virale richiede competenza clinica e, spesso, esami di laboratorio specifici. Quando questa distinzione non viene fatta correttamente, possono verificarsi errori terapeutici con conseguenze potenzialmente gravi per il paziente.

Hai dubbi sull’uso corretto degli antibiotici o sospetti un errore medico?

Le infezioni ospedaliere e la gestione inadeguata della terapia antibiotica possono causare gravi danni alla salute. Il nostro studio, esperto in responsabilità sanitaria e malasanità da antibiotici, può aiutarti a ottenere giustizia e risarcimento.

§ 2. Le famiglie degli antibiotici: la classificazione

Gli antibiotici sono tantissimi. Di solito vengono classificati sulla base della struttura chimica e della capacità di aggredire il loro bersaglio biologico: ci sono gli antibiotici batteriostatici, che limitano la replicazione batterica; e poi ci sono gli antibiotici battericidi, che distruggono il batterio target.

Ma vediamo nel dettaglio le classi principali di antibiotici utilizzate nella pratica clinica.

§ 2.1 Beta-lattamici: penicilline e cefalosporine

I beta-lattamici sono la classe di antibiotici più prescritta e utilizzata in Italia. Il loro nome deriva dalla presenza di una specifica struttura chimica, l’anello beta-lattamico. Questa famiglia comprende:

  • Penicilline (penicillina, amoxicillina, ampicillina, amoxicillina+acido clavulanico):
    • Come agiscono: inibiscono la sintesi della parete cellulare batterica. Quando la parete è indebolita, i batteri non sono protetti e vanno incontro a morte
    • Indicazioni principali: infezioni della cute, dell’apparato respiratorio, del tratto urinario, otiti, faringotonsilliti streptococciche
    • Effetti collaterali: reazioni allergiche (dall’orticaria allo shock anafilattico), disturbi gastrointestinali, diarrea
  • Cefalosporine (cefixima, ceftriaxone, cefazolina, cefalexina):
    • Come agiscono: stesso meccanismo delle penicilline, ma con spettro d’azione più ampio
    • Indicazioni principali: infezioni gravi come meningite e setticemia, infezioni resistenti alle penicilline
    • Effetti collaterali: simili alle penicilline, possibili alterazioni della funzionalità renale con uso prolungato

§ 2.2 Macrolidi

I macrolidi (claritromicina, azitromicina, eritromicina) sono la seconda classe per utilizzo in Italia:

  • Come agiscono: inibiscono la sintesi delle proteine batteriche legandosi ai ribosomi. Hanno azione batteriostatica (bloccano la crescita ma non uccidono direttamente)
  • Indicazioni principali: infezioni respiratorie come alternativa alle penicilline (soprattutto in pazienti allergici), polmoniti atipiche da Mycoplasma, infezioni della cute
  • Effetti collaterali: disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea), alterazioni del ritmo cardiaco con alcuni macrolidi
  • Attenzione: alto rischio di sviluppo di resistenze batteriche

§ 2.3 Fluorochinoloni

I fluorochinoloni (ciprofloxacina, levofloxacina, moxifloxacina):

  • Come agiscono: inibiscono la replicazione del DNA batterico bloccando enzimi essenziali
  • Indicazioni principali: infezioni urinarie complicate, respiratorie gravi, gastrointestinali, prostatiti
  • Effetti collaterali gravi: rottura tendinea (soprattutto tendine d’Achille), neuropatie periferiche, disturbi neuropsichiatrici
  • Nota AIFA: dovrebbero essere prescritti solo per infezioni gravi o quando non è possibile impiegare altri farmaci

§ 2.4 Aminoglicosidi

Gli aminoglicosidi (gentamicina, tobramicina, amikacina):

  • Come agiscono: interferiscono con la sintesi proteica batterica causando errori letali nella produzione di proteine
  • Indicazioni principali: infezioni gravi come setticemia e meningite, spesso in associazione con beta-lattamici
  • Effetti collaterali importanti: ototossicità (danni all’apparato uditivo) e nefrotossicità (danni renali), che richiedono monitoraggio dei livelli ematici
  • Somministrazione: principalmente per via iniettiva; in gocce per infezioni di orecchio e occhio

§ 2.5 Tetracicline

Le tetracicline (doxiciclina, minociclina):

  • Come agiscono: bloccano la sintesi proteica batterica legandosi ai ribosomi
  • Indicazioni principali: acne, infezioni da Chlamydia, malattia di Lyme, alcune polmoniti atipiche
  • Effetti collaterali: fotosensibilità cutanea, colorazione permanente dei denti nei bambini (controindicato sotto i 12 anni), disturbi gastrointestinali
  • Interazioni: ridotto assorbimento con latticini e antiacidi
Classe di antibioticoPrincipi attivi comuniMeccanismo d’AzioneAzione (battericida/batteriostatico)
Indicazioni principali e note
Beta-lattamiciAmoxicillina, cefixima, ceftriaxoneInibizione della sintesi della parete cellulareBattericidaInfezioni delle vie aeree (otiti, faringiti), urinarie, cutanee. Infezioni gravi (meningiti, sepsi).
MacrolidiAzitromicina, claritromicinaInibizione della sintesi proteicaBatteriostaticoInfezioni respiratorie, alternativa in caso di allergia alle penicilline. Alto rischio di resistenza.
FluorochinoloniCiprofloxacina, LevofloxacinaInibizione della replicazione del DNABattericidaInfezioni urinarie, respiratorie e gastrointestinali. Uso da limitare per rischio di resistenza ed effetti avversi.
TetraciclineDoxiciclina, tetraciclinaInibizione della sintesi proteicaBatteriostaticoIndicazioni specifiche come acne grave. Controindicate in bambini <12 anni e in gravidanza.
AminoglicosidiGentamicina, amikacinaInibizione della sintesi proteicaBattericidaInfezioni gravi da Gram-negativi. Somministrazione prevalentemente per iniezione.
CarbapenemiMeropenem, imipenemInibizione della sintesi della parete cellulareBattericidaAntibiotici di riserva per uso ospedaliero contro infezioni da batteri multi-resistenti. 

§ 3. Uso corretto e responsabile degli antibiotici

Gli antibiotici, quindi, sono utili contro i batteri ma non contro i virus. Per questo sono sconsigliati per le infezioni virali, salvo che ci sia motivo di temere una sovra-infezione batterica.

Secondo le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, sono sconsigliati anche per curare le infezioni batteriche lievi, per le quali il nostro organismo è perfettamente in grado di provvedere da solo.

§ 3.1 Quando gli antibiotici sono indicati

Gli antibiotici sono indicati quando è difficile che l’infezione possa guarire da sola, quando i tempi di guarigione sarebbero troppo lunghi o quando esiste un rischio che insorgano ulteriori problemi o patologie (complicanze).

Situazioni in cui la prescrizione è appropriata:

  • Infezioni batteriche accertate che il sistema immunitario non può gestire autonomamente
  • Infezioni che, pur potendo talvolta regredire spontaneamente, traggono beneficio da un trattamento antibiotico perché consente una guarigione più rapida e previene complicanze, come le infezioni delle vie urinarie
  • Rischio di complicanze come polmonite, soprattutto in persone particolarmente vulnerabili quali neonati, anziani oltre i 75 anni, persone con problemi cardiaci, diabetici e individui con deficit del sistema immunitario
  • Infezioni che possono contagiare altre persone (tubercolosi, clamidia)
  • Profilassi antibiotica prima di interventi chirurgici nei quali ci sia un alto rischio di sviluppare un’infezione o quando la sua comparsa potrebbe avere effetti drammatici, quali interventi di cardiochirurgia, chirurgia del tratto gastro-intestinale, neurochirurgia

§ 3.2 Le regole fondamentali per l’uso corretto

L’approccio corretto alla prescrizione antibiotica segue criteri precisi: 

  1. Drug: quale antibiotico prescrivere, 
  2. Dose: quale dose, quante volte al giorno, 
  3. Delivery: quale formulazione usare, 
  4. Durata: per quanto tempo.

Per il paziente, le regole essenziali sono:

  1. Assumere antibiotici solo su prescrizione medica: l’automedicazione con antibiotici o il loro utilizzo “di scorta” per sintomi lievi sono comportamenti da evitare
  2. Completare sempre il ciclo prescritto: assumere quantità di farmaco inferiori non permette di eliminare l’infezione e rischia di farla persistere molto a lungo (cronicizzazione), creando seri disagi e rendendo i batteri patogeni sempre più difficili da contrastare
  3. Rispettare dosi e orari: se il medico prescrive l’antibiotico due volte al giorno per 5 giorni, lo si dovrà assumere ogni 12 ore per tutti i 5 giorni indicati

Non condividere o riutilizzare antibiotici avanzati: ogni terapia è specifica per quella particolare infezione e paziente

§ 4. Il problema dell’antibiotico-resistenza

Usare gli antibiotici quando non servono o in modo non corretto può rendere i batteri resistenti ai successivi trattamenti. Si tratta di un rischio sanitario che riguarda non solo la persona che assume gli antibiotici in modo improprio, ma anche chi sarà successivamente contagiato da questi batteri resistenti.

L’Italia detiene, purtroppo, un primato negativo: è il Paese europeo con la più alta diffusione di batteri resistenti agli antibiotici, un fenomeno destinato a peggiorare. Secondo un recente rapporto AIFA, infatti, il consumo di antibiotici è aumentato del 6,4%, alimentando ulteriormente il rischio di resistenze.

La resistenza agli antibiotici è un problema molto grave, che nel 2022 ha causato quasi 5 milioni di decessi nel mondo.

Come si sviluppa la resistenza:

  • Quando l’esposizione agli antibiotici determina la morte di molti batteri, se gli antibiotici non vengono assunti correttamente alcuni sopravvivono e sviluppano resistenza agli effetti dell’antibiotico
  • I batteri resistenti si moltiplicano e trasmettono questa caratteristica
  • Se in futuro si dovesse avere bisogno di antibiotici, potrebbero non funzionare più

La gestione appropriata degli antibiotici non è solo una questione medica individuale: è una responsabilità collettiva che coinvolge medici, pazienti e strutture sanitarie nella preservazione dell’efficacia di questi farmaci salvavita.

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§ 5. Quando la cura diventa rischio: antibiotici e malasanità

L’uso degli antibiotici, sebbene salvifico, non è esente da rischi. Oltre agli effetti collaterali, un uso scorretto può configurare un errore medico, con gravi conseguenze per il paziente e responsabilità legali per medici e strutture sanitarie.

§ 5.1 L’errore terapeutico: dalla prescrizione inappropriata alla somministrazione tardiva

Un errore terapeutico legato agli antibiotici può verificarsi in diverse fasi del processo di cura e può essere dovuto a negligenza, imprudenza o imperizia. Le tipologie di errore più comuni includono:

  • Prescrizione inappropriata: prescrivere un antibiotico per un’infezione virale, scegliere un farmaco inefficace contro il batterio responsabile, o non tenere conto di allergie o controindicazioni del paziente.
  • Dosaggio errato: somministrare una dose insufficiente (che favorisce le resistenze) o eccessiva (che aumenta il rischio di tossicità).
  • Diagnosi tardiva o errata: un ritardo nella diagnosi di un’infezione batterica grave, come la sepsi, può portare a una somministrazione tardiva dell’antibiotico, con conseguenze potenzialmente fatali.
  • Mancata esecuzione di esami: omettere di eseguire un antibiogramma quando indicato può portare a una terapia “alla cieca” e inefficace.

La responsabilità di questi errori ricade primariamente sul medico prescrittore, ma può coinvolgere anche altro personale sanitario e la struttura nel suo complesso.

§ 5.2 Le infezioni ospedaliere (ICA): un campo di battaglia contro i super-batteri

Gli ospedali sono, paradossalmente, luoghi ad alto rischio infettivo. Le infezioni correlate all’assistenza (ICA), o infezioni nosocomiali, sono quelle contratte da un paziente durante la sua degenza in ospedale, che non erano presenti né in incubazione al momento del ricovero. L’Italia registra un tasso di ICA superiore alla media europea (una rilevazione recente ha indicato il 9,8% per l’Italia rispetto a una media UE/SEE del 7,1%).

Questi ambienti favoriscono la selezione e la diffusione di “super-batteri” multi-resistenti (AMR, AntiMicrobial Resistance), a causa della concentrazione di pazienti fragili e immunodepressi e dell’uso massiccio di antibiotici. Le cause principali di ICA includono la contaminazione di strumenti chirurgici o cateteri, una scarsa igiene delle mani da parte del personale, e la sanificazione inadeguata degli ambienti. Il legame con l’AMR è diretto e letale: le ICA sono spesso causate da batteri contro i quali le opzioni terapeutiche sono limitate o nulle.

§ 5.3 La responsabilità della struttura sanitaria e del medico: cosa prevede la legge

In caso di danno al paziente derivante da un’infezione ospedaliera o da un errore nella terapia antibiotica, la Legge 24/2017, “Gelli-Bianco” prevede precisi profili di responsabilità. In passato, era il paziente a dover dimostrare la colpa della struttura. Oggi, la giurisprudenza ha consolidato un principio fondamentale: l’insorgenza di un’infezione in ospedale è considerata un evento prevedibile e prevenibile.

Pertanto, l’onere della prova si inverte: è la struttura sanitaria a dover dimostrare di aver adottato e, soprattutto, concretamente applicato tutte le misure necessarie per prevenire l’infezione.

Non è sufficiente avere dei protocolli scritti; la struttura deve provare la loro effettiva implementazione nel caso specifico (ad esempio, registri di sanificazione, tracciabilità della sterilizzazione, formazione del personale). Questo quadro legale agisce come un potente incentivo, non solo clinico ma anche economico, per le strutture sanitarie a investire seriamente nella prevenzione delle infezioni e nella stewardship antimicrobica, allineando di fatto gli obiettivi di tutela del paziente con quelli di sanità pubblica.

§ 5.4 Il diritto al risarcimento: la “perdita di chance” e gli strumenti di tutela per il paziente

Un paziente che subisce un danno a causa di un errore nella gestione della terapia antibiotica ha diritto a un risarcimento. Il danno può essere di diversa natura: 

  • biologico (peggioramento della salute, invalidità), 
  • morale (sofferenza),
  • patrimoniale (spese mediche, perdita di reddito).

Un concetto giuridico di particolare rilevanza in questo ambito è la perdita di chance. Si applica quando l’errore medico (es. una omessa diagnosi di sepsi e la conseguente ritardata somministrazione di antibiotici) non è la causa certa e unica del decesso o del peggioramento, ma ha privato il paziente di concrete e significative possibilità di guarigione o di sopravvivenza.

Anche questa perdita di una possibilità è considerata un danno risarcibile. Per far valere i propri diritti, è fondamentale che il paziente o i suoi familiari si rivolgano a professionisti legali specializzati in responsabilità sanitaria, in grado di analizzare la documentazione clinica e dimostrare il nesso causale tra l’errore e il danno subito.

§ 6. Preservare il futuro degli antibiotici, una responsabilità condivisa

Gli antibiotici sono una risorsa preziosa, ma non inesauribile. La loro efficacia, che per decenni abbiamo dato per scontata, è oggi a rischio a causa di un nemico che noi stessi abbiamo contribuito a creare: la resistenza batterica.

La battaglia contro l’AMR si combatte su più fronti e richiede un impegno corale. La responsabilità parte dalle istituzioni, che devono implementare con rigore piani strategici come il Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR), monitorare i consumi e sostenere la ricerca.

Prosegue con i professionisti sanitari, chiamati a un ruolo centrale di “stewardship”: prescrivere gli antibiotici solo quando necessari, preferire quelli a spettro ristretto, e applicare con la massima diligenza i protocolli di prevenzione delle infezioni. Ma la catena della responsabilità arriva fino al singolo cittadino.

Ogni volta che si evita di fare pressione sul medico per una prescrizione non necessaria , si segue scrupolosamente una terapia, si completa il ciclo di cura e si smaltiscono correttamente i farmaci avanzati, si compie un atto fondamentale per la tutela della salute collettiva. Preservare il futuro degli antibiotici non è un compito delegabile, ma un dovere condiviso per garantire che queste molecole miracolose possano continuare a salvare vite anche per le generazioni a venire.

Il miglior esempio corrente del concetto che ciò che fa male agli animali fa male anche a noi è legato all’uso eccessivo di antibiotici. […] Oggi la nostra specie si trova a fronteggiare un grave pericolo per la salute, perché gli antibiotici comunemente usati sono meno efficaci nello sconfiggere i batteri mortali. Così, esistono nuove famiglie di batteri praticamente immuni a qualunque antibiotico conosciuto sul mercato, con il rischio dell’esplosione di pandemie a livello globale.

Jeremy Rifkin, Il sogno europeo (2004)