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Intervento chirurgico per ernia iatale e reflusso gastro-esofageo: Malasanità & Risarcimento

Malasanità in Chirurgia Gastroenterologica

Lo Studio ha seguito e definito con esito favorevole il caso di una donna di anni 35, affetta da Malattia da Reflusso Gastro Esofageo (MRGE) ed ernia iatale, la quale – sottopostasi a trattamento chirurgico di Iatoplastica laparoscopica e Fundoplicatio presso una struttura privata in provincia di Bologna – accusava l’insorgere di una severa disfagia.

Tale problematica risultava derivare dall’improprio confezionamento (troppo stretto) della plastica antireflusso, per il quale si rendeva necessario un nuovo intervento chirurgico correttivo che tuttavia non risultava risolutivo.

Con l’assistenza degli avvocati Gabriele Chiarini e Lucia Spadoni, la paziente è riuscita ad ottenere il risarcimento dei danni non patrimoniali (euro 57.000,00 l’importo concordato), sofferti in conseguenza dell’errato intervento chirurgico di Iatoplastica.

 

INDICE SOMMARIO

 

§ 1. La malattia: ernia iatale e reflusso gastroesofageo

La sig.ra Mevia (nome, ovviamente, di fantasia per tutelare la privacy della nostra Assistita) soffriva di pirosi e reflussi acidi a prevalente insorgenza notturna. Si sottopose perciò a visite specialistiche e a indagini strumentali (Esofagogastroduodenoscopia – EGDS) che evidenziarono la presenza di una ernia iatale da scivolamento e posero diagnosi di Malattia da Reflusso Gastro Esofageo.

L’ernia iatale, come noto, consiste nel passaggio di una porzione dello stomaco dall’addome al torace attraverso un foro del diaframma e si accompagna frequentemente alla malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE), anche se i meccanismi fisiopatologi alla base di quest’ultima sono molteplici.

La MRGE è una condizione clinica caratterizzata da reflusso del contenuto gastroduodenale nell’esofago. Normalmente il contenuto gastrico refluisce più volte nell’esofago ma non crea alcun danno, o sintomo, per la breve durata del reflusso stesso e per le capacità di difesa della mucosa esofagea; se, invece, il refluito permane nell’esofago più a lungo e/o la mucosa non è in grado di mettere in atto gli opportuni meccanismi di difesa, si realizza la MRGE.
L’esposizione dell’esofago al contenuto gastroduodenale può causare danni alla mucosa (esofagite) e talora complicanze quali ulcere, sanguinamento e stenosi.

I sintomi tipici consistono in pirosi retrosternale (definita dal paziente come sensazione di bruciore che parte dallo stomaco o dalla porzione inferiore del torace e risale verso il collo) e rigurgito (percezione di liquido con sapore amaro e acido all’interno della cavità orale); la MRGE può tuttavia manifestarsi anche attraverso sintomi atipici quali precordialgie (dolore all’altezza del cuore), asma bronchiale, tosse cronica, raucedine, dolore faringeo, faringite, laringite e perdita dello smalto dentario.

La diagnosi si basa sull’anamnesi e su indagini strumentali (IPP test, endoscopia, manometria esofagea, pH-metria).Testo

 

§ 2. Le terapie ed il trattamento chirurgico dell’ernia iatale e del reflusso

L’approccio terapeutico per la MRGE è innanzitutto farmacologico, con inibitore della pompa protonica, procinetici ed antiacidi; in caso di insuccesso e/o in casi selezionati (per durata e intensità dei sintomi ed età del paziente) è prospettabile il trattamento chirurgico.

Una delle tecniche laparoscopiche maggiormente utilizzate per la correzione chirurgica della MRGE è la iatoplastica con fundoplicatio secondo Nissen.

Detto intervento consiste nel ripristinare le dimensioni fisiologiche dello iato esofageo (iatoplastica) – ovvero del foro mediante il quale l’esofago attraversa il diaframma passando dal torace all’addome – al fine di impedire lo scivolamento in torace della valvola antireflusso e nella mobilizzazione del fondo gastrico, con cui si crea una valva (c.d. wrap), circondando l’esofago a 360° (fundoplicatio secondo Nissen) al fine di ricreare la condizione strutturale di funzionamento di una valvola antireflusso.

 

§ 3. La vicenda clinica della sig.ra Mevia, gli interventi chirurgici e le loro conseguenze pregiudizievoli

Il trattamento farmacologico non apportava miglioramenti significativi al quadro clinico della sig.ra Mevia e, pertanto, nel persistere della sintomatologia ed iniziando ad accusare altresì disfonia con edema e noduli alle corde vocali, la stessa si risolveva a sottoporsi alla valutazione di un Chirurgo esperto in gastroenterologia.

Il Chirurgo, confermata la diagnosi di Malattia da Reflusso Gastro Esofageo, proponeva quale soluzione ottimale l’intervento chirurgico di Iatoplastica laparoscopica e Fundoplicatio secondo Nissen; detto intervento veniva rappresentato come necessario, risolutivo, privo di rischi e con decorso post-operatorio rapido.

La sig.ra Mevia si sottoponeva quindi al programmato intervento, eseguito dal Chirurgo presso una struttura privata convenzionata.
Il decorso post-operatorio veniva caratterizzato dall’insorgenza di una severa disfagia, associata ad importante dolore toracico irradiato al dorso durante la deglutizione (odinofagia), in precedenza mai accusata dalla paziente.

La sintomatologia continuava a persistere nei mesi successivi all’intervento, nonostante l’osservanza della dieta e delle prescrizioni impartite, e determinava una significativa limitazione all’alimentazione della sig.ra Mevia, con conseguente calo ponderale e scadimento delle sue condizioni psicofisiche, tanto da dover ricorrere all’ausilio di assistenza domiciliare integrata.

La sig.ra Mevia si sottoponeva alle programmate visite di controllo presso il Chirurgo, il quale, vista la perdurante disfagia e odinofagia, suggeriva alla paziente di continuare ad osservare un’alimentazione vellutata.

I controlli strumentali medio tempore eseguiti evidenziavano un “lieve rallentamento del transito in esofago distale” e “Motilità inefficace del corpo esofageo”.

Ad un anno dall’intervento di Iatoplastica, stante l’ingravescente perdurare della disfagia e gli esiti delle indagini strumentali, il Chirurgo disponeva di procedere ad un reintervento chirurgico di “conversione della Nissen in Toupet con ricovero programmato.

Nella fundoplicatio secondo Toupet si confeziona una plicatura a 270° (anziché a 360° come nella Nissen), creando un manicotto gastrico che avvolge l’esofago solo sulla metà posteriore.

Nel caso della sig.ra Mevia, l’intervento chirurgico secondo Toupet era finalizzato, visto il riscontro di un eccessivo restringimento della plastica antireflusso secondo Nissen, precedentemente eseguita, ad ottenere un wrap più morbido rispetto al precedente ed ovviare così ad una complicanza funzionale causata dalla Nissen.

Dopo il reintervento di conversione, tuttavia, le condizioni clinico-patologiche della sig.ra Mevia rimanevano invariate, con persistente disfagia e odinofagia, associate ad una riscontrata alterazione della motilità esofagea.

 

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§ 4. Il giudizio civile per la vicenda di malasanità in gastroenterologia: la CTU e la decisone del Giudice

La vicenda clinica della sig.ra Mevia, ritenendosi ravvisabili in quanto occorsole dei profili di responsabilità imputabili al Chirurgo (ed alle strutture ospedaliere ove hanno avuto luogo gli interventi), è stata portata all’attenzione del Giudice Civile per le opportune tutele risarcitorie.

Nell’ambito del giudizio è stata disposta una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) medico-legale, volta a verificare la corretta indicazione ed esecuzione degli interventi chirurgici e le conseguenze degli stessi.

La CTU, pur rilevando la corretta indicazione al trattamento chirurgico della MRGE, ha evidenziato che la disfagia post-operatoria accusata dalla sig.ra Mevia è da ricondurre alla (errata) esecuzione tecnica del chirurgo, trattandosi di una complicanza prevedibile ed evitabile.
In particolare la plastica antireflusso confezionata in sede di intervento secondo Nissen è risultata essere troppo stretta.

Quanto al persistere del disturbo della motilità esofagea e della disfagia anche dopo il reintervento di conversione secondo Toupet, la CTU, ha ritenuto appropriata la scelta chirurgica del reintervento (in letturatura medica si ritiene che la conversione in Toupet possa essere attuata proprio per ovviare alle complicanze funzionali eventualmente causate dalla Nissen), ma non è stata in grado di individuare con certezza, anche a causa di riscontrate carenze di controlli strumentali post-intervento, l’origine del disturbo ed il perché del suo persistere. Il CTU si è espresso in termini di possibile ruolo concausale dell’intervento secondo Toupet.

Il Giudice, alla luce degli esiti della CTU, ha ritenuto provata la responsabilità sanitaria in ordine all’errore tecnico del primo intervento di iatoplastica e fundoplicatio secondo Nissen che ha reso necessario il secondo intervento; ha quindi riconosciuto spettante alla sig.ra Mevia il risarcimento per il periodo di invalidità temporanea conseguente al primo intervento ed al reintervento.

La ritenuta incertezza sul profilo del nesso causale tra l’attuale situazione di disfagia/disfunzione della motilità esofagea e gli interventi chirurgici, ha indotto il Giudice a non riconoscere nulla per l’invalidità permanente sofferta dalla sig.ra Mevia.

 

§ 5. La trattativa stragiudiziale e la definizione della vertenza con il risarcimento concordato del danno

All’indomani della pubblicazione della sentenza, vista la complessità della vicenda e l’opinabilità delle argomentazioni svolte dal Giudice (in tema di nesso eziologico) per escludere il risarcimento dell’invalidità temporanea della sig.ra Mevia, si è imbastita una trattativa stragiudiziale con i legali del Chirurgo e della sua compagnia di assicurazione per una definizione maggiormente satisfattiva, evitando i tempi ed i costi del giudizio di appello.

Si è così perfezionato ad un accordo stragiuziale, contemplante un parziale ristoro dell’invalidità permanente della sig.ra Mevia, per un risarcimento complessivo di euro 57.000,00.

 

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