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Ary Scheffer, Morte Di Géricault (1824)

La mortalità riconducibile ai servizi sanitari

Decessi prematuri evitabili e “malasanità”

L’indice di mortalità riconducibile ai servizi sanitari (cd. “amenable mortality“) riveste significativa importanza ai fini della valutazione della qualità di un Sistema Sanitario. Esso registra il numero dei decessi prematuri che non dovrebbero verificarsi se fosse fornita ai pazienti un’assistenza sanitaria di qualità ottimale.

Si tratta, dunque, di morti dovute all’evoluzione di patologie per le quali esistono valide cure e/o interventi di provata efficacia; pertanto, esse potrebbero essere evitate con un approccio diagnostico-terapeutico appropriato e tempestivo.

Vediamo, allora, qual è la situazione in tema di mortalità riconducibile ai servizi sanitari, nei vari Paesi dell’Unione Europea e nelle diverse Regioni d’Italia.

 

INDICE SOMMARIO

 

§ 1. Mortalità “riconducibile ai servizi sanitari” e mortalità “prevenibile” nell’Unione Europea

Secondo le definizioni offerte dall’O.N.S. (Office for National Statistics, UK):

  • una morte è “riconducibile ai servizi sanitari” quando, alla luce delle conoscenze mediche e della tecnologia esistente, tutte o la maggior parte delle morti per la medesima causa si sarebbero potute evitare attraverso un’assistenza sanitaria specifica di buona qualità;
  • una morte è “prevenibile” quando, alla luce della considerazione dei più importanti fattori che incidono sulla salute al momento del decesso (come il comportamento, le abitudini, lo stile di vita, lo status socio-economico e le condizioni ambientali), tutte o la maggior parte delle morti per la medesima causa si sarebbero potute evitare tramite interventi di salute pubblica in senso ampio.

 

E’ chiaro, dunque, che il concetto di “morti prevenibili” è più esteso, poiché include i decessi prevenibili attraverso interventi di carattere generale nei settori della salute e della sanità pubblica, mentre quello di “morti riconducibili ai servizi sanitari” comprende soltanto i decessi causati da inadeguata assistenza sanitaria nel caso di specie. Non c’è, beninteso, un rapporto da genus a species tra le due figure: non tutte le “morti riconducibili” sono incluse nel novero delle “morti prevenibili”; vi rientrano solo quei decessi dovuti contemporaneamente a malpractice medica e a fattori di salute pubblica in senso ampio.
Ad ogni modo, tanto i decessi riconducibili ai servizi sanitari quanto quelli prevenibili rientrano, in questo sistema di definizione, all’interno del concetto di “morti evitabili“, che comprende tutte le morti che sono definite come “riconducibili ai servizi sanitari”, “prevenibili”, o entrambe (fermo restando che ogni morte viene conteggiata una sola volta).

 

 

§ 2. Mortalità “evitabile” nei Paesi dell’Unione Europea

Nell’Unione Europea, i dati riferibili al 2015 (ma la tendenza è piuttosto stabile nel corso degli anni) documentano che 1,7 milioni di persone sono decedute ad un’età inferiore a 75 anni.
Tra queste:

  • 571 mila sono morti “riconducibili ai servizi sanitari”, nel senso sopra precisato;
  • più di 1 milione sono morti “prevenibili” attraverso interventi di salute pubblica, nel senso sopra precisato;
  • più di 1,2 milioni sono complessivamente le morti “evitabili”, nel senso sopra precisato.

 

La tabella qui sotto mostra i tassi di mortalità evitabile negli Stati membri dell’Unione Europea.
Come si può notare, nel 2015 i tassi più bassi sono riferibili a Francia, Spagna, Paesi Bassi e Lussemburgo. All’altro estremo dello spettro si trovano Lituania, Lettonia, Romania e Bulgaria, con tassi decisamente elevati.
Per quanto attiene specificamente alle morti riconducibili ai servizi sanitari, l’Italia si colloca in buona posizione (con un tasso di 93 su 100 mila abitanti), subito dopo il Lussemburgo (90,9 su 100 mila abitanti) e prima del Belgio (94 su 100 mila abitanti), il che conferma come il nostro Servizio Sanitario Nazionale sia tra i migliori del Vecchio Continente.


 

§ 3. Mortalità (evitabile) riconducibile ai servizi sanitari in Italia

Ma cosa succede all’interno del nostro Paese? Come si arriva al dato complessivo della mortalità riconducibile ai servizi sanitari?
E’ chiaro, infatti, che il tasso sopra evidenziato – pur documentando la buona condizione del Sistema Sanitario Nazionale nel suo complesso – è un indicatore medio, che dunque deriva dall’aggregazione di tutti i dati rilevati a livello sub-nazionale.

Il “Rapporto Osservasalute 2018“, curato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha rilevato tassi di “amenable mortality” ancora più incoraggianti rispetto a quelli di fonte Eurostat.
Risulterebbe, infatti, che nel biennio 2014-2015 il tasso di mortalità riconducibile ai servizi sanitari si sia attestato a 69,83 per 100.000 abitanti, in diminuzione di circa il 4% rispetto allo stesso tasso per il biennio 2012-2013 (nel quale era stato di 72,93 per 100.000 abitanti).
Più del 70% dei decessi registrati nell’ultimo biennio disponibile sarebbero dovuti a malattie cerebrovascolari (19%), tumori maligni del colon e del retto (18%), malattie ischemiche del cuore (17,5%) e tumori maligni della mammella (16%).

Per quanto l’indicatore nazionale si riveli confortante nel contesto dei dati di altri Paesi, il fenomeno della mortalità riconducibile ai servizi sanitari attesta che, come abbiamo più volte messo in luce, l’essere umano è fallibile e gli errori accadono in tutti gli ambiti professionali, quindi anche in sanità.Ary Scheffer, Morte Di Géricault (1824)
Pertanto, deve essere sempre riservata prioritaria attenzione alla realizzazione di tutte le attività finalizzate alla prevenzione e alla gestione del rischio connesso all’erogazione di prestazioni sanitarie, nonché all’utilizzo appropriato delle risorse strutturali, tecnologiche e organizzative di ogni Azienda Sanitaria. Ciò non solo e tanto per scongiurare richieste di risarcimento danni da “malasanità”, ma soprattutto al fine di attuare pienamente il principio di sicurezza delle cure, che è parte costitutiva del diritto alla salute e deve essere perseguito nell’interesse dell’individuo e della collettività, come previsto dalla nostra Carta Costituzionale e dalla recente legge Gelli (l. 8 marzo 2017, n. 24).

 

Pensi di aver subito un caso di malasanità?

 

§ 4. La situazione nelle singole Regioni italiane

Nel grafico che segue sono riportati i tassi (standardizzati per 100.000 abitanti) di mortalità evitabile in quanto riconducibile ai servizi sanitari (cd. “amenable mortality“) per ciascuna Regione italiana, nel biennio 2014-2015.

 

Come si vede, in alcune Regioni la mortalità è sensibilmente inferiore al valore medio nazionale (69,83 per 100.000); in altre Regioni la mortalità risulta in linea con il valore medio; altre Regioni registrano, invece, tassi significativamente superiori al valore medio nazionale.

In particolare:

  • 8 sono le Regioni “virtuose”, che presentano indici di amenable mortality inferiori al valore medio nazionale:
    • Friuli Venezia Giulia;
    • Umbria;
    • Lombardia;
    • Veneto;
    • Emilia-Romagna;
    • Toscana;
    • Marche,
    • oltre alle Province Autonome di Trento e Bolzano;
  • 7 sono le Regioni che presentano indici di amenable mortality in linea con il valore medio nazionale:
    • Piemonte;
    • Valle d’Aosta;
    • Liguria;
    • Molise;
    • Puglia;
    • Basilicata;
    • Sardegna;
  • 5 sono le Regioni che presentano indici di amenable mortality superiori al valore medio nazionale:
    • Lazio;
    • Abruzzo;
    • Calabria;
    • Sicilia;
    • Campania.

 

Si conferma, dunque, una estrema disparità nelle performances dei servizi sanitari erogati nelle Strutture del centro-nord rispetto a quelle del meridione.
In specie:

  • il valore migliore si registra nella P.A. di Trento (50,81 per 100.000 abitanti);
  • il valore peggiore si registra nella Regione Campania (89,83 per 100.000 abitanti).

 

L’amenable mortality costituisce, di fatto, una mortalità prematura conseguente ad assistenza sanitaria inadeguata (id est: morte da “malasanità”), pertanto è evidente come sia necessario maggior impegno, a livello centrale, al fine di attenuare le sperequazioni esistenti tra Nord e Sud nella tutela della salute, consentendo così a tutti i cittadini – in condizioni di uguaglianza ed indipendentemente dalla Regione di appartenenza – di avere accesso a cure e trattamenti sanitari efficaci e tempestivi.

Non è accettabile, infatti, che un paziente ricoverato in un Ospedale della Regione Campania, rispetto ad uno ricoverato in Provincia di Trento, abbia – a parità di condizioni patologiche – quasi il doppio delle possibilità di non uscirne vivo.

 

FONTI

Eurostat, Amenable and preventable deaths statistics, 2018

Università Cattolica del Sacro Cuore, Rapporto Osservasalute 2018 (Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane), 2018

Rapporto sulla Mortalità Evitabile, Edizione 2019, a cura del Centro Studi Nebo

Office for National Statistics, Definition of avoidable mortality, 2011

 

 

Leggi l’articolo dedicato ai dati di “amenable mortality” sul Quotidiano di Sicilia

 

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