Ultimo Aggiornamento 24 Settembre 2025
Esiste un fenomeno sanitario che, secondo le proiezioni scientifiche, potrebbe provocare fino a 10 milioni di decessi all’anno entro il 2050.
Parliamo dell’antimicrobico-resistenza (AMR), termine tecnico che indica la progressiva inefficacia degli antibiotici nel contrastare infezioni batteriche. Un concetto che coincide, di fatto, con la più nota (ma ancora poco compresa) “antibiotico-resistenza”.
Si tratta di una vera e propria emergenza globale: a oggi, questa problematica causa circa 700mila morti ogni anno nel mondo, di cui 33mila in Europa e circa 10mila in Italia.
Alla base di questo fenomeno vi è l’uso inappropriato e spesso eccessivo degli antibiotici. Tale abuso favorisce la cosiddetta pressione selettiva: gli antibiotici eliminano i batteri più sensibili, lasciando campo libero a quelli resistenti, che, pur essendo inizialmente minoritari, si moltiplicano senza concorrenza. Questo processo selettivo porta alla diffusione di batteri multi-resistenti, noti come super-batteri, capaci di sopravvivere a molteplici classi di antibiotici.
L’antimicrobico-resistenza non è una semplice evoluzione spontanea: dipende direttamente dalle nostre scelte terapeutiche, ovvero dall’uso scorretto degli antibiotici. Le conseguenze sono aumento:
- della mortalità,
- della morbilità,
- della durata delle malattie
- del rischio di complicanze.
Una tematica di sanità pubblica globale, dunque, con importanti risvolti clinici, medico-legali e anche giuridici. Ce ne parla l’avv. Gabriele Chiarini.
INDICE SOMMARIO
- § 1. Cos’è l’antimicrobico-resistenza e perché si verifica
- § 2. Come si sviluppa la resistenza batterica: il processo biologico
- § 3. Batteri multiresistenti: i principali protagonisti dell’AMR
- § 4. Antimicrobico-resistenza negli ospedali: dove si concentra il problema
- § 5. Infezioni correlate all’assistenza sanitaria (ICA) e resistenza
- § 6. Antimicrobico-resistenza e responsabilità sanitaria
§ 1. Cos’è l’antimicrobico-resistenza e perché si verifica
L’antimicrobico-resistenza rappresenta la capacità dei microrganismi di sopravvivere all’azione di sostanze specificamente progettate per eliminarli o bloccarne la crescita. Gli antimicrobici includono antibiotici, antivirali, antifungini e antiparassitari, ma quando parliamo di AMR ci riferiamo principalmente alla resistenza agli antibiotici.
Il fenomeno si basa su un principio evolutivo: quando un antimicrobico viene utilizzato, i microrganismi più sensibili muoiono rapidamente, mentre quelli dotati di meccanismi di resistenza – anche minimi – hanno maggiori probabilità di sopravvivenza. Questi ceppi resistenti si riproducono trasferendo le loro caratteristiche genetiche alla progenie.
La resistenza può svilupparsi attraverso diversi meccanismi molecolari:
- Modificazione del bersaglio: il batterio altera la struttura che l’antibiotico dovrebbe colpire
- Inattivazione dell’antibiotico: produzione di enzimi che degradano il farmaco prima che possa agire
- Ridotta permeabilità: modifiche della parete cellulare che impediscono l’ingresso dell’antibiotico
- Sistemi di efflusso: pompe che espellono attivamente il farmaco dalla cellula batterica
Il trasferimento di geni di resistenza tra batteri avviene non solo verticalmente (da genitore a figlio), ma anche orizzontalmente tra microrganismi della stessa specie o addirittura di specie diverse. Questo fenomeno accelera notevolmente la diffusione della resistenza all’interno delle popolazioni batteriche.
L’ambiente ospedaliero favorisce particolarmente questo processo per la presenza di pazienti immunocompromessi, l’uso intensivo di antibiotici e la concentrazione di patogeni potenzialmente resistenti in spazi ristretti.
§ 2. Come si sviluppa la resistenza batterica: il processo biologico
La resistenza batterica non è un fenomeno improvviso, ma il risultato di un processo biologico complesso che coinvolge diversi meccanismi cellulari e ambientali.
Il microbioma intestinale gioca un ruolo fondamentale in questo processo. Il nostro intestino ospita trilioni di batteri che costituiscono un ecosistema equilibrato. Quando assumiamo antibiotici, questi farmaci non distinguono tra batteri “buoni” e “cattivi”: eliminano indiscriminatamente gran parte della flora batterica normale, creando un vuoto ecologico.
I batteri resistenti, pur rappresentando inizialmente una minoranza, trovano improvvisamente uno spazio libero da competizione. Senza la pressione competitiva della flora normale, questi microrganismi possono moltiplicarsi rapidamente, colonizzando nicchie precedentemente occupate da batteri sensibili.
Il processo si accelera attraverso il trasferimento genico orizzontale, un meccanismo che permette ai batteri di scambiarsi materiale genetico anche tra specie diverse. A differenza dell’ereditarietà verticale (da genitore a figlio), questo trasferimento avviene tramite:
- Coniugazione: trasferimento diretto di DNA attraverso ponti cellulari
- Trasformazione: acquisizione di DNA libero dall’ambiente
- Trasduzione: trasferimento mediato da virus batterici (batteriofagi)
Questo scambio genetico consente la rapida diffusione di geni di resistenza all’interno delle comunità batteriche, amplificando esponenzialmente il fenomeno. Il risultato finale è una popolazione microbica dominata da ceppi multiresistenti, capaci di sopravvivere a trattamenti antibiotici che un tempo sarebbero stati efficaci.
La velocità di questo processo dipende dalla frequenza e dall’appropriatezza dell’uso antibiotico: più intenso e prolungato è l’utilizzo, maggiore sarà la pressione selettiva verso i ceppi resistenti
§ 3. Batteri multiresistenti: i principali protagonisti dell’AMR
I batteri multiresistenti rappresentano l’evoluzione più preoccupante dell’antimicrobico-resistenza. Questi microrganismi hanno sviluppato resistenza simultanea verso molteplici classi di antibiotici, rendendo estremamente difficile, se non impossibile, il trattamento delle infezioni che causano.
§ 3.1 Acinetobacter baumannii: il “superbatterio” degli ospedali
L’Acinetobacter spp, e in particolare la specie Acinetobacter baumannii, è diventato uno dei patogeni nosocomiali più temuti. Questo batterio gram-negativo presenta una capacità eccezionale di acquisire geni di resistenza e può sopravvivere per lunghi periodi su superfici ospedaliere.
Le sue resistenze includono:
- Carbapenemasi (enzimi che inattivano gli antibiotici carbapenemi, considerati farmaci di ultima risorsa)
- Resistenza a fluorochinoloni e aminoglicosidi
- Meccanismi di efflusso multipli
L’Acinetobacter causa principalmente polmoniti associate a ventilazione meccanica, batteriemie e infezioni di ferite chirurgiche, con tassi di mortalità che possono superare il 40%.
§ 3.2 Pseudomonas aeruginosa: versatilità e resistenza
Lo Pseudomonas aeruginosa combina un’elevata capacità intrinseca di resistenza con la facilità nell’acquisire nuovi meccanismi. Questo batterio gram-negativo possiede una parete cellulare naturalmente poco permeabile e sistemi di efflusso molto efficienti.
Caratteristiche distintive:
- Resistenza intrinseca a molti antibiotici comuni
- Capacità di formare biofilm protettivi
- Acquisizione rapida di resistenza durante il trattamento
- Particolare affinità per pazienti con fibrosi cistica
§ 3.3 Klebsiella pneumoniae: l’emergenza delle carbapenemasi
La Klebsiella pneumoniae rappresenta l’esempio più drammatico di come un batterio possa evolvere verso la multiresistenza. I ceppi produttori di carbapenemasi (KPC – Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice) hanno reso inefficaci anche gli antibiotici carbapenemi.
Impatto clinico:
- Responsabile di infezioni urinarie, polmoniti e sepsi
- Diffusione rapida in ambito ospedaliero
- Mortalità elevata nelle forme invasive
- Opzioni terapeutiche estremamente limitate
Questi tre patogeni, insieme ad altri enterobatteri multiresistenti, costituiscono la principale minaccia dell’antimicrobico-resistenza in ambito sanitario, concentrandosi prevalentemente negli ospedali, dove trovano le condizioni ideali per diffondersi e persistere.
§ 4. Antimicrobico-resistenza negli ospedali: dove si concentra il problema
Questi microrganismi si diffondono prevalentemente in ambito ospedaliero, proprio nei luoghi dove il paziente dovrebbe essere maggiormente protetto dal rischio infettivo.
Gli ospedali rappresentano, purtroppo, l’ambiente ideale per lo sviluppo e la diffusione dell’antibiotico-resistenza.
L’ambiente ospedaliero combina simultaneamente tutti i fattori che favoriscono l’AMR. La presenza di pazienti immunocompromessi, con patologie acute e croniche, crea una popolazione particolarmente vulnerabile alle infezioni.
A questo si aggiunge l’alta densità di procedure invasive: cateteri vascolari, ventilazione meccanica, interventi chirurgici e dispositivi medici che bypassano le barriere naturali dell’organismo. Ogni procedura rappresenta una potenziale porta d’ingresso per i microrganismi resistenti.
La promiscuità dell’ambiente, con spazi condivisi, attrezzature riutilizzabili e personale che si sposta tra pazienti diversi, facilita la trasmissione crociata. I batteri multiresistenti possono persistere su superfici per settimane, creando reservoir ambientali difficili da eradicare.
L’approccio empirico alla terapia antibiotica, ovvero l’inizio del trattamento prima di identificare il patogeno responsabile, è spesso necessario in ambito ospedaliero per la gravità delle condizioni cliniche. Tuttavia, questa pratica contribuisce significativamente alla pressione selettiva.
I medici si trovano a scegliere antibiotici ad ampio spettro per coprire il maggior numero possibile di patogeni, aumentando il rischio di colpire anche batteri non coinvolti nell’infezione. Questa strategia, pur clinicamente giustificata, accelera lo sviluppo di resistenze.
§ 4.1 Scelta inappropriata dell’antibiotico: conseguenze cliniche
La selezione dell’antibiotico sbagliato aggrava ulteriormente la situazione. Quando il farmaco scelto non è attivo contro il patogeno responsabile, l’infezione persiste mentre si esercita pressione selettiva sui batteri della flora normale.
Le conseguenze includono il prolungamento della degenza ospedaliera, l’aumento dei costi sanitari e, soprattutto, il peggioramento della prognosi del paziente. In alcuni casi, questa inappropriatezza terapeutica può configurare profili di responsabilità medica, specialmente quando non vengono eseguiti tempestivamente esami colturali e antibiogrammi per guidare la terapia.
§ 4.2 L’uso inappropriato degli antibiotici: i dati italiani
Secondo il Rapporto Nazionale AIFA 2022 sull’uso degli antibiotici, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che almeno il 60% degli antibiotici prescritti appartenga alla categoria “Access” (farmaci di prima scelta, più specifici e meno rischiosi per lo sviluppo di resistenze). In Italia questa percentuale si ferma al 46%, evidenziando un ricorso eccessivo ad antibiotici ad ampio spettro.
In ambito ospedaliero, il consumo raggiunge 81,2 DDD (Defined Daily Dose: Dose Giornaliera Definita) per ogni 100 giornate di degenza, posizionando l’Italia come settimo paese europeo per consumo ospedaliero di antibiotici. Particolarmente preoccupante è l’“incremento dell’uso di carbapenemi e antibiotici di riserva”, farmaci che dovrebbero essere utilizzati solo in casi estremi ma che vengono impiegati sempre più frequentemente per contrastare infezioni da microrganismi multiresistenti.
Questo utilizzo inappropriato non sempre corrisponde a una reale necessità clinica. Spesso gli antibiotici vengono prescritti in via preventiva per il timore di complicanze batteriche secondarie, anche in presenza di infezioni virali dove risultano completamente inefficaci. Il risultato è un circolo vizioso: più si usano antibiotici inappropriatamente, più si selezionano batteri resistenti che richiedono farmaci ancora più potenti.
§ 5. Infezioni correlate all’assistenza sanitaria (ICA) e resistenza
Le infezioni correlate all’assistenza sanitaria rappresentano il terreno principale dove si manifesta l’antimicrobico-resistenza. Queste infezioni non erano presenti al momento dell’ammissione nella struttura ospedaliera, ma si sviluppano durante o dopo un ricovero, e possono interessare diversi siti: ferite chirurgiche, vie urinarie, apparato respiratorio e sistema circolatorio.
Il meccanismo di sviluppo è strettamente legato alle procedure invasive. Ogni dispositivo medico, che sia catetere venoso, tubo endotracheale, sonda urinaria, rappresenta una porta d’ingresso che bypassa le difese naturali dell’organismo. I batteri possono aderire a questi dispositivi formando biofilm protettivi particolarmente resistenti.
L’antimicrobico-resistenza trasforma le ICA da problema gestibile a emergenza clinica. I patogeni multiresistenti trovano negli ambienti ospedalieri condizioni ideali: pressione selettiva costante dovuta all’uso intensivo di antibiotici, pazienti immunocompromessi e possibilità di trasmissione crociata attraverso personale e attrezzature.
La prevenzione rappresenta l’arma più efficace: igiene rigorosa delle mani, isolamento dei pazienti colonizzati, programmi di stewardship antibiotica e sorveglianza epidemiologica costante. La diagnostica microbiologica rimane fondamentale: l’esecuzione tempestiva di tamponi e antibiogrammi permette di identificare il patogeno e guidare una terapia mirata, riducendo la pressione selettiva verso ulteriori resistenze.
Tuttavia, quando la gestione non ottimale delle ICA multiresistenti provoca complicanze evitabili, possono emergere profili di responsabilità sanitaria che meritano approfondimento specialistico.
§ 6. Antimicrobico-resistenza e responsabilità sanitaria
L’antimicrobico-resistenza introduce nuove complessità nella valutazione della responsabilità sanitaria. Mentre la resistenza batterica può rappresentare una complicanza inevitabile, la gestione inappropriata delle infezioni da patogeni multiresistenti può configurare profili di negligenza medica.
La responsabilità emerge principalmente quando vengono violati i protocolli consolidati di prevenzione e gestione. L’omessa esecuzione di tamponi per la ricerca di batteri multiresistenti, il ritardo nell’isolamento di pazienti colonizzati o l’inadeguata igiene delle mani rappresentano comportamenti che possono facilitare la diffusione di infezioni resistenti.
Particolarmente rilevante è la gestione della terapia antibiotica. La mancata esecuzione di esami colturali prima dell’inizio del trattamento, il proseguimento di terapie empiriche ad ampio spettro nonostante la disponibilità dell’antibiogramma, o la scelta di antibiotici inappropriati rispetto al pattern di sensibilità possono configurare imperizia terapeutica.
Le linee guida nazionali e internazionali costituiscono il parametro di riferimento per valutare l’appropriatezza della condotta medica. Il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR), le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e i protocolli delle società scientifiche definiscono standard di cura specifici per la prevenzione e il controllo delle infezioni resistenti.
L’inadeguata applicazione di questi protocolli, quando determina un aggravamento delle condizioni del paziente o il prolungamento della degenza, può essere valutata sotto il profilo della responsabilità medica. La valutazione deve sempre considerare la complessità del fenomeno AMR, distinguendo tra complicanze inevitabili legate alla resistenza intrinseca dei batteri e conseguenze evitabili derivanti da una gestione non conforme agli standard di cura.
FONTI & APPROFONDIMENTI:
– Review on Antimicrobial Resistance, chaired by Jim O’Neill. Tackling drug-resistant infections globally: Final report and recommendations, 2016, in amr-review.org/
– Drug-resistant infections: a threat to our economic future, World Bank Group, 2017, in www.worldbank.org
– Le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA): una pandemia silente, in www.quotidianosanita.it
– Infezioni ospedaliere e contenzioso medico legale, in www.quotidianosanita.it
– Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia -2019”, AIFA, in https://www.aifa.gov.it
– Antibiotico-resistenza: i nuovi farmaci non sono promettenti e i governi faticano a contrastarla, in www.trendsanita.it
– ECDC, Annual surveillance reports on antimicrobial resistance, in www.ecdc.europa.eu
– AR-ISS, Sorveglianza nazionale dell’Antibiotico-Resistenza: i dati del 2020, in www.iss.it